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Comunicato 15/03/12

Vivisezione: gli ultimi fuochi di un paradigma morente
Che esercita ancora il suo dominio monopolizzando l’informazione

92 per cento
Sono i farmaci che risultano innocui sugli animali e vengono poi scartati durante le prove cliniche sul’uomo
(dato di “Pubmed”, Inghilterra)
5-25 per cento

E’, secondo Ralph Heywood, ex direttore del centro di ricerca inglese Huntington Life Sciences, la coincidenza tra la reazione dell’animale e quella dell’uomo
82 per cento

E’ la quota dei medici inglesi preoccupati per i danni

prodotti dalla sperimentazione su animali (Studio di Tns Healthcare)
60 per cento

E’ quanto differiscono le risposte dei test fatti sui topi in laboratorio da quelle fornite dai ratti, loro stretti parenti
4° posto

è la posizione delle malattie iatrogene (cioè provocate dai farmaci) nella classifica delle cause di morte dei paesi industrializzati,

Premessa:
Nel luglio del 2007 il Consiglio Nazionale delle Ricerche USA (NRC) presentò un Rapporto di aggiornamento sulla tossicologia, richiesto dall’EPA (agenzia per l’ambiente) intitolato “Tossicologia del XXI secolo: una visione e una strategia”. In esso veniva annunciata una Rivoluzione, all’epoca già iniziata: i metodi usati per le valutazioni di tossicità (che coprono il 75% dei test su animali effettuati nel mondo) avrebbero abbandonato il “modello animale”, da tempo contestato in quanto inaffidabile e privo di predittività per la specie umana (vari articoli erano già stati pubblicati su Nature, BMJ, New Scientist, Scientific American, Spere, Biologi italiani, the Scientist) per fare ricorso al grande potenziale di una moderna ricerca scientifica, perlopiù in vitro e su cellule umane, ispirata alle straordinarie nuove conoscenze (specie nella genetica e nella biologia).Tale rivoluzione, secondo il Rapporto, costituisce “un avvenimento epocale, di quelli che danno un nuovo corso alla storia della scienza, come è avvenuto con la scoperta della penicillina, quella del DNA, la nascita del primo computer…

 

Il Comitato Scientifico EQUIVITA dette massimo risalto alla notizia. Jeremy Rifkin pubblicò un articolo su l’Espresso (15.11.07)dal titolo (inglese) “La grande notizia scientifica dell’anno 2007 di cui non avete mai sentito parlare” in cui egli osservava “Da anni leghe anti-vivisezione e associazioni animaliste sostengono questa tesi e da anni esse vengono schernite da enti scientifici, associazioni mediche e lobby industriali che le accusano di essere contro il progresso e di tenere più agli animali che alle persone. Ora però è l'establishment scientifico a essere arrivato alle stesse conclusioni. Le prove di tossicità eseguite sugli animali sono da considerarsi scienza di cattiva qualità.

Cosa è successo da allora:

Negli USA: le indicazione del CNR sono state ampiamente applicate da tutti gli organi di ricerca statale: un piano quinquennale di tossicologia cellulare è stato subito sottoscritto nel corso di un’assemblea della AAAS, associazione americana per l’avanzamento della scienza, da tutte le maggiori agenzie di controllo statali (FDA, EPA, NIEHS, ecc.) per la valutazione di numerose decine di migliaia di sostanze chimiche che minacciano la salute dei cittadini americani e di cui nessuna valutazione critica era mai stata fatta. Del progetto, ancora in corso, si trova un interessante resoconto nell’articolo del Scientific American del13.10.11 (http://www.scientificamerican.com/article.cfm?id=robot-allows-high-speed-chemical-testing).
Nella UE:
nel 2007 viene varato il regolamento REACH, anch’esso per valutare la tossicità delle nuove sostanze da introdurre nell’ambiente. Ma il progetto REACH, che inizia con lo studio di 30.000 sostanze già presenti, prevede l’obbligo dei test su animali (con le poche eccezioni dei rarissimi metodi approvati dall’ECVAM) e fallisce dunque in partenza nel suo presunto intento di tutelare la salute e l’ambiente.
Nel 2010
viene votata la nuova direttiva sulla sperimentazione animale, che non muove alcun passo avanti per incrementare i nuovi metodi e rende l’uso del modello animale ancor più stringente.

Cosa succede oggi:
L’appello che viene dal mondo della scienza ed è sempre più diffuso, ribadisce che il “modello animale” non ha valore scientifico (ogni specie animale può essere modello soltanto di se stessa) e che di conseguenza la sperimentazione animale (o vivisezione, le due parole essendo sinonimi in tutte le lingue e in tutti i dizionari) rappresenta:

- un pericolo per la salute umana e per l’ambiente,
- un freno allo sviluppo dei nuovi metodi di ricerca biomedica fondati sulle straordinarie acquisizioni scientifiche del nostro tempo,
- un ostacolo alla possibilità di attingere alle risposte ben più affidabili, esaurienti, veloci ed economiche, forniteci dalle nuove tecnologie pertinenti per l’uomo.
- uno spreco inaccettabile di risorse: qualsiasi cosa venga scoperta studiando una cavia dovrà essere riscoperta studiando l’essere umano.

 Risposta al Prof. Silvio Garattini per quanto riguarda lo studio delle scimmie:

  • Nelle analisi comportamentali le informazioni ottenute con le ricerche di etologia fatte nell’ambiente naturale in cui esse vivono forniscono risposte assai migliori di quelle che si ottengono nell’ambiente artificiale del laboratorio.
  • Le risposte ottenute con l’analisi dei neuroni attraverso metodiche invasive nel cervello sono assai meno complete di quelle che si ottengono con metodiche non invasive di nuova generazione. Inoltre queste ultime hanno il grande vantaggio di poter essere effettuate direttamente sull’uomo (neuroimaging funzionale, magnetoencefalografia, risonanza magnetica funzionale, ecc.)
  • La sperimentazione sulle scimmie si è rivelata fallimentare anche per la ricerca

farmacologica. Infatti dei circa 100 vaccini elaborati per curare la malattia simile all’Aids contratta dalle scimmie (vaccini che hanno avuto effetto sulle scimmie) non uno solo ha potuto essere applicato all’uomo. Indice di successo uguale a zero. Un risultato che in nessun altro campo della scienza sarebbe tollerato, specie se si considera che gli investimenti in queste ricerche consistono in  molti milioni di dollari (senza contabilizzare l’investimento in sofferenza).

Va anche ricordata l’eterna lotta ai tumori e la sconfitta nella guerra alle malattie del secolo. Ci limitiamo ad alcune citazioni:

  • "il tumore che insorge spontaneamente nell'uomo nulla ha a che vedere con il tumore indotto artificialmente nel topo" ("Un male curabile", Umberto Veronesi)
  • “ogni specie può essere modello soltanto di se stessa”. Investire ancora in un metodo di ricerca fallace, non predittivo per noi, e definito "cattiva scienza" in organi ufficiali come la rivista Nature (10/11/05) significa sprecare risorse immense. (Gianni Tamino, presidente del Comitato Scientifico Equivita)
  • "Ogni anno le industrie farmaceutiche sprecano migliaia di milioni di dollari usando come modelli i roditori nella ricerca oncologica" (prof. Robert Weinberg di MIT) 
  • "Se considerate i milioni e milioni di topi che siamo riusciti a curare e poi li confrontate con ciò che siamo riusciti, o meglio non siamo riusciti a fare nella cura delle metastasi umane, vi renderete conto che in quei modelli qualcosa è sbagliato" (Perchè stiamo perdendo la guerra contro il cancro, "Fortune" 2004).

L’86% dei cittadini europei (in un sondaggio del 2006 della Commissione europea, così come lo stesso 86% dei cittadini italiani, secondo un’indagine Eurispes) che hanno detto essere contrari alla sperimentazione animale, chiedono che venga tenuto conto dell’art.13 del trattato di Lisbona, che sancisce il rispetto degli animali quali esseri senzienti.

Con le manifestazioni indette a Greenhill e a Correzzana contro l’importazione degli animali, i cittadini italiani intendono far capire che il loro dissenso va ben oltre tale traffico.

Essi sono contrari alla sperimentazione animale e useranno ogni metodo pacifico e lecito per accelerare l’abolizione della fuorviante e crudele pratica di sperimentazione animale.


Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: [email protected] <[email protected]>
Sito internet: www.equivita.it
 

 

 

 

 

 

 



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