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STORIA DI UNA LEGGE
Gianni Tamino
Alla fine degli anni '80 studenti, ricercatori e tecnici contrari alla sperimentazione umana incominciarono a porsi il problema di come evitare di essere coinvolti durante gli studi o sul lavoro in esperimenti sugli animali. In generale ognuno cercava vie personali per evitare tale coinvolgimento (frequentando certi corsi e non altri, informandosi sul tipo di ricerche svolte dai docenti ai quali chiedere la tesi, facendosi spostare da un settore ad un altro sul posto di lavoro, ecc...), ma nel dicembre del 1989 i tecnici di radiologia degli Istituti Ortopedici "Rizzoli" di Bologna, grazie alla continua e proficua azione svolta da Maria Teresa Ravaioli, sottoscrissero un documento in cui dichiaravano di non essere disponibili, per obiezione di coscienza, a prestare la loro opera per ciò che atteneva a pratiche di sperimentazione animale. Dopo alterne vicende, nell'aprile del 1992 il Consiglio di Amministrazione dell'Ospedale Bolognese ha riconosciuto come legittima la richiesta dei tecnici di radiologia. In quei due anni e mezzo vi furono molte iniziative di solidarietà con i tecnici bolognesi e da più parti venne sostenuta l'opportunità di una legge a sostegno dell'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale. Per queste ragioni nel '91, quando ero ancora deputato, decisi di presentare una proposta di legge in tal senso. Il testo venne discusso con il Fondo Imperatrice Nuda, con la LAV, con molti esponenti ed attivisti del movimento antivivisezionista oltre che, ovviamente, con i tecnici dell'Ospedale Rizzoli.
La proposta di legge venne ufficialmente presentata il 20 dicembre 1991, ma ormai la legislatura aveva i giorni contati e così, dopo le elezioni politiche del '92, il testo venne ripresentato dal gruppo verde del Senato (prima firmataria A. M. Procacci) e da Stefano Apuzzo alla Camera. Grazie all'azione di Carla Rocchi, relatrice in Commissione del progetto di legge, il testo è stato approvato al Senato e quindi, dopo qualche difficoltà, anche, in via definitiva, alla Camera.
Fin qui la storia di una grande vittoria di civiltà e di rispetto per la libertà di pensiero e di coscienza. Ma questa vittoria, impensabile fino a qualche tempo fa, è il frutto di una incessante azione del movimento antivivisezionista per coinvolgere i cittadini su un problema che non è solo di rispetto degli animali, ma anche di denuncia della non scientificità di tale barbara pratica, che costituisce l'alibi per una sperimentazione sull'uomo senza validi controlli e per l'immissione sul mercato di farmaci di dubbia efficacia, di grave rischio per la salute e di sicuro profitto per le case farmaceutiche, come le vicende che vedono coinvolti Poggiolini e De Lorenzo stanno, ancora solo in parte, mettendo in luce.
D'ora in poi, studenti e lavoratori potranno rifiutarsi di essere coinvolti in attività di sperimentazione animale senza per questo essere danneggiati in termini di voti e di carriera: ciò permetterà a molte persone che in cuor loro erano contrarie alla vivisezione di uscire allo scoperto, senza paura di incorrere in odiose discriminazioni.
Senza dubbio alcuni subdoli sistemi di ricatto saranno ancora possibili ma quante più persone ricorreranno al diritto di obiezione tanto più difficile sarà l'azione ricattatoria di baroni universitari, di "ras" della ricerca e di faccendieri del potere farmaceutico.
Il mondo della vivisezione si è alimentato finora di dogmi e di condizionamenti del tipo "meglio sacrificare un animale e salvare molte vite umane", oppure "senza sperimentazione sugli animali non si potrebbero introdurre sul mercato nuovi farmaci", o "se non volete sperimentare sugli animali dovete dire che volete sperimentare sull'uomo" ecc.
Solo una seria ricerca, senza ricorso alla sperimentazione animale, alla quale venga riconosciuta pari dignità (e che sicuramente ha maggiore scientificità) e soprattutto alla quale vengano riconosciuti pari mezzi finanziari e umani, potrà dare la dimostrazione non solo che gli animali non servono alla ricerca medica ma anzi che la difesa della salute umana richiede di sbarazzarsi di questi metodi del passato e con essi dei dogmi e dei ricatti ricordati in precedenza.
Questa prospettiva è oggi molto più vicina perché, se riusciremo a coinvolgere un numero significativo di studenti, ricercatori e lavoratori nel dichiararsi obiettori rispetto alla sperimentazione animale, inevitabilmente si amplieranno le possibilità, anzi si determinerà la necessità di pensare a metodi sperimentali scientificamente validi, ovvero senza ricorso agli animali.
Per questo oggi il movimento antivivisezionista deve prioritariamente impegnarsi nel far conoscere il contenuto di questa legge, fornendo soprattutto a studenti, ma anche a ricercatori e lavoratori, strumenti utili per utilizzarla, organizzando iniziative e dibattiti nelle università e sui posti di lavoro, e verificando che le norme in questione siano realmente applicate. Se molta gente riterrà di fare obiezione sui luoghi di studio e di lavoro, sarà evidente una diffusa contrarietà alla sperimentazione animale e tutto l'apparato dogmatico, scientista ed affaristico, che attorno alla vivisezione è prosperato, rischierà di crollare; d'altra parte se pochi faranno obiezione sarà facile per i nostri avversari rivolgere tutto ciò contro di noi e perfino invocare l'abrogazione della legge, perché inutile.
Oggi abbiamo una condizione particolarmente favorevole perché la medicina non sia più schiava di una logica meccanicistica che privilegia la cura (non delle cause ma dei sintomi) con farmaci ed interventi chirurgici: -la presa di coscienza collettiva di fronte allo scandalo di "Farmacopoli" ci offre spazi nuovi per affermare la necessità di garantire la salute anzitutto attraverso il mantenimento di un benessere psico-fisico che potenzia la possibilità di sconfiggere le malattie attraverso le proprie autodifese e di considerare farmaci e chirurgia come l'ultimo dei rimedi, quando prevenzione e autodifese hanno fallito.
Un ricorso limitato a pochi farmaci realmente efficaci permetterebbe di organizzare una ricerca farmacologica su basi nuove, realmente scientifiche, in funzione degli interessi collettivi, senza "sacrifici" né animali né umani.
Se a questa presa di coscienza, conseguente allo scandalo della Malasanità, aggiungiamo l'opportunità che ci viene offerta dall'utilizzo della legge che riconosce il diritto all'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale, penso sia a tutti chiaro che quest'occasione non può andare sprecata: anni di impegno di un movimento sempre più vasto possono trovare finalmente un riconoscimento sia a livello di cittadini che vogliono garantita la loro salute, sia a livello di medici e ricercatori che non potranno più nascondersi dietro dogmi e condizionamenti.