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Notiziario n° 13 (2003)
“Dobbiamo essere consapevoli che una nuova forma di guerra è sorta. Senza dimostrazioni di piazza, senza titoli sui giornali né campi di battaglia, senza alcuna visibile distruzione o spargimento di sangue: un conflitto silenzioso, globale e devastante. Chi conduce tale guerra trae vantaggio dalla vendita delle sostanze tossiche, ma anche dalla vendita dei farmaci usati per la cura delle lunghe malattie che da queste vengono causate.
“Abbiamo l’obbligo di agire oggi, perché il pianeta non si trasformi in un laboratorio chimico a cielo aperto, per tutelare le generazioni future ed il mondo che a loro lasciamo in eredità”.
Jean Pierre Berlan, direttore di ricerca all’INRA,
Institut National de la Recherche Agronomique e membro di Equivita
Roma, dicembre 2003
Cari amici,
“Gli europei vivono circondati da più di 100.000 prodotti tossici, 98% dei quali non sono mai stati testati per i loro effetti sulla salute e l’ambiente. Statistiche ufficiali della Sanità Pubblica dimostrano che un certo numero di queste sostanze ci espone ad una vera guerra chimica, che miete centinaia di migliaia di vittime ogni anno in Europa.
Approviamo l'iniziativa della Commissione Europea di voler valutare la tossicità di questi prodotti con il programma REACH (Regulation, Evaluation, Authorization of Chemicals), ma denunciamo come irresponsabile il progetto di voler valutare questa tossicità con dei metodi che fanno ricorso, come più di un secolo fa, alla sperimentazione su modelli animali. E', infatti, dimostrato che questi metodi non sono affidabili e non identificano i rischi per l'uomo. Essi sono dunque non solo privi di valore, ma anche direttamente responsabili di centinaia di migliaia di vittime umane in Europa, principalmente per causa di cancro.”
AFRS, Alliance for Responsible Science, ovvero l’Alleanza per una Scienza Responsabile, costituitasi nel 2002, e che vede uniti i tre Comitati Scientifici Antivivisezionisti, quello italiano (Equivita), l'inglese (DLRM) ed il francese (Pro Anima), propone un Programma di Tossicologia Scientifica (STP, vedi il sito“www.healthwithoutfrontiers.org” in grado di identificare, con la massima precisione, tutte le sostanze che possono danneggiare la salute umana. Chiediamo che questo programma venga utilizzato per analizzare le suddette 100.000 sostanze. I test che AFRS propone sono, infatti, esaurienti, riproducibili e pertinenti per l'uomo. Sono anche rapidi, facilmente robotizzabili ed il loro costo è inferiore a quello degli esperimenti su animali.
Ma la dimostrazione del rischio per la salute preoccupa enormemente le industrie che producono o utilizzano sostanze tossiche. Esse temono di essere costrette a ritirare i loro prodotti dal mercato. Poiché queste industrie sono molto potenti e godono dei più forti sostegni politici, i loro numerosi gruppi di pressione stanno intervenendo presso la Commissione Europea per fare in modo che il STP venga ignorato e che si ricorra alle vecchie prove su animali, ove ogni interpretazione è consentita, a seconda della risposta che si vuole dare.
La nostra mobilitazione è oggi molto urgente, se vogliamo impedire che la valutazione di tossicologia delle 100.000 sostanze chimiche a rischio venga ancora fatta con metodi privi di validità per l’essere umano e continui ad essere causa di morte prematura per centinaia di migliaia, se non per milioni di cittadini europei. Per non citare, inoltre, il sacrificio di milioni di animali, destinati ad una frode scientifica che si vuole che sia perpetrata”.
Questo comunicato è stato diramato nel seminario “Sperimentazione animale: frode scientifica, minaccia mortale per l’uomo e pericolo per l’ambiente” che abbiamo organizzato a Parigi, per l’alleanza AFRS, nel contesto del Forum Sociale Europeo. Il seminario, che ha visto relatori importanti come Jean Pierre Berlan, dell’INRA di Montpellier, Claude Reiss, tossicologo molecolare e presidente di Pro Anima, Marco Mamone Capria, storico della scienza dell’Università di Perugia, e vari altri, ha avuto la partecipazione di Greenpeace, associazione che per prima in Europa ha denunciato i danni derivanti dalle sostanze tossiche immesse nell’ambiente.
La proposta REACH, che impone limitazioni molto attenuate da due anni di trattative con l’industria chimica, viene in genere considerata un cattivo compromesso dalle associazioni ambientaliste, ma viene ugualmente sostenuta da alcune di esse, in base alla filosofia “meglio poche regole che niente”.
Per noi REACH ha il gravissimo torto di concedere alle industrie chimiche l’uso dello strumento che, meglio di ogni altro, dà loro libertà d’azione: la sperimentazione delle sostanze tossiche fatta su animali. E’ noto, infatti, che la sperimentazione animale, oltre a consentire di programmare la risposta desiderata (scegliendo la specie animale o le modalità di esperimento) dà modo al ricercatore che si trovasse in difficoltà di compiere l’abituale inversione di marcia dicendo “le prove erano state fatte sugli animali e, come si sa, gli animali non danno sempre le stesse risposte dell’uomo…”!
La storia di REACH e del lungo dibattito tra Commissione ed industrie (che ha visto Blair, Chirac e Schroeder intervenire in difesa della industrie!), dimostra ancora una volta come il nostro modello di sviluppo, in cui vige il mito della libera concorrenza basata sul PIL, ed in cui le leggi di mercato hanno priorità sui diritti umani più elementari, come salute e ambiente, sia il frutto di una cultura suicida.
Il 2003 ha visto molte altre nostre iniziative importanti. Nel mese di gennaio abbiamo portato al 3° Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre (Brasile), lo stesso seminario che aveva riscosso un grande successo al Forum Europeo di Firenze, nel novembre 2002: “La cultura riduzionista, gli Ogm e la sperimentazione animale", per contestare - anche a livello globale - una cultura scientifica che trasforma in merce ogni forma di vita, e per non mancare di essere presenti all’incontro annuale più importante della Società Civile.
Sul fronte delle biotecnologie è oggi sempre più evidente che si sta verificando tutto quanto avevamo preannunciato già 10 anni fa: dominio delle multinazionali sulle economie dei paesi poveri, rischi per l’ambiente e la salute, inquinamento genetico, danno per la biodiversità, etc.
Con grande ritardo molti governi, istituzioni, scienziati e legislatori stanno realizzando di essere caduti in una trappola. Una trappola tesa da chi aveva individuato nel binomio "modifica genetica-brevetto" lo strumento vincente per controllare, ad esempio, i mercati mondiali del cibo. Una trappola nella quale si trova impigliata anche l’Unione Europea che, se da un lato è attenta al Principio di Precauzione, dall'altro subisce il più delle volte la dittatura dei poteri economici. Essa ha emanato, come promesso, le leggi sull’etichettatura e la tracciabilità degli Ogm, ma non quelle sulla coesistenza tra Ogm e colture convenzionali. La ragione è semplice: ogni studio scientifico commissionato ha dimostrato che nessuna coesistenza è possibile...
Per dare un contributo alla corretta informazione, tuttora assai carente, nel campo delle biotecnologie, Equivita ha organizzato il 18 giugno, per i Verdi, la conferenza internazionale “Ogm e fame nel mondo: le verità sconosciute di una strategia di conquista”. Sono intervenute personalità di rilievo come: Charles Benbrook, economista agrario statunitense, già direttore dell'Academy of Science, i cui studi su 8.200 siti sperimentali statunitensi hanno rivelato che gli Ogm producono di meno ed inquinano di più; Mae Wan Ho, scienziata inglese che dirige l'Institute for Science in Society, reduce dall’avere lanciato a Londra il Documento Finale sulle Manipolazioni Genetiche del Comitato Scientifico Indipendente; Miguel Altieri, della University of California - Berkeley; Gianni Tamino, dell’Università di Padova; Claudio Malagoli dell’Università di Bologna; Enrico Moriconi, e molti altri.
Presto uscirà un libro, edito da Editori Riuniti, che riunisce le importanti testimonianze raccolte durante questo convegno.
Gli ultimi mesi ci hanno visto molto impegnati, inoltre, in un dibattito promosso alla Camera dei Deputati dall’On. Schmidt (FI), per l’elaborazione di una proposta di modifica della legge 116/92, di recepimento della direttiva 86/ 609, sulla sperimentazione animale. Il fine dell’On.Schmidt è di rendere la legge più restrittiva. Nel corso di numerose riunioni ed insieme a svariati nostri membri (Gianni Tamino, Stefano Cagno, Marco Mamone Capria) e collaboratori (Carmen dell’Aversano, Federica Barbera, Sergio Saraceno) stiamo cercando di far valere la nostra posizione sulla sperimentazione animale, abolizionista al 100%. Non sappiamo ancora quanto saremo riusciti ad incidere sul risultato finale di questa iniziativa .
La giustizia sociale che perseguiamo - si tratti di sperimentazione animale e di leggi che regolano le sostanze tossiche, o si tratti di privatizzazione e manipolazione della materia vivente - non può essere oggi che globale. Deve dunque passare attraverso una revisione generale delle regole di convivenza tra i popoli.
Questa convivenza é attuamente dominata dalla dittatura delle leggi di mercato, ovvero dall’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Insieme a Gianni Tamino, abbiamo ritenuto importante, quindi, partecipare, al Controvertice della Conferenza Ministeriale del WTO, che si è svolto, insieme al vertice stesso, a Cancun (Messico) nel mese di settembre. In quella occasione la presenza delle tante Ong come la nostra é servita da sostegno ai Paesi in Via di Sviluppo: essi hanno per la prima volta costituito l’alleanza dei G21 ed hanno respinto le “proposte indecenti” di Stati Uniti ed Europa sugli accordi in agricoltura.
Il nostro percorso, dunque, in un mondo in cui la globalizzazione è una realtà ineluttabile e la ricerca di un mondo migliore può passare solo attraverso di essa, è strettamente legato a quello delle tante altre ONG del pianeta che lavorano nella stessa direzione e che alla fine confluiscono nel grande Movimento della Società Civile. Questo movimento, pur essendo agli albori, ha dato prova della sua forza in svariate occasioni. Ne è stato un buon esempio la manifestazione contro la guerra del 15 febbraio 2003, che ha visto 110 milioni di persone scendere in piazza in tutto il mondo, influenzando in tal modo le posizioni di svariati governi.
Equivita rinsalda e promuove in tutti i modi ogni contatto con altre associazioni europee, o di altri continenti, che agiscono con le stesse finalità. Questa rete molto estesa che abbiamo creato è la nostra forza maggiore, sulla quale puntiamo per proseguire nel nostro impegno.
La nostra attività rischia, tuttavia, di essere limitata dal peggioramento della situazione economica dell’associazione, malgrado un’ attenta gestione delle risorse.
Ringraziamo tutti quelli che ci hanno generosamente sostenuto in passato, ma, ancora più delle altre volte, ci appelliamo alla vostra generosità per poter proseguire la battaglie che abbiamo intrapreso.
Ogni aiuto che potrete darci, anche se modesto, ci sarà prezioso.
Vi inviamo i nostri pensieri ed auguri più affettuosi per un felicissimo Natale ed Anno Nuovo, con la speranza di poter continuare a lavorare tutti insieme per la costruzione di un Mondo Migliore!
Fabrizia Pratesi de Ferrariis
Come vi avevamo già comunicato nell’ultimo Notiziario, il Comitato Scientifico Antivivisezionista ha preso il nome di Equivita.
Il prossimo Notiziario vi arriverà con il nostro nuovo nome!
Di conseguenza, anche il nostro indirizzo email é cambiato in [email protected].
Potrete, inoltre, accedere al nostro sito internet anche digitando l’indirizzo www.equivita.org
NB: Il Conto corrente postale rimane invece quello di prima:
88922000 (intestato al “Comitato Scientifico Antivivisezionista), oppure 37002003 (intestato a “Fondo Imperatrice Nuda”)
Vi proponiamo un testo del Prof. Marco Mamone Capria, membro del Comitato EQUIVITA, e Docente di Storia ed Epistemologia della Matematica e delle Scienze presso la SSIS dell'Università di Perugia.
Sperimentazione animale: una questione politica
La sperimentazione su animali vivi è una delle principali attività istituzionalizzate attraverso la quale i cittadini sono quotidianamente indotti a rinunciare al loro diritto alla salute.
Questa affermazione può suonare sorprendente per coloro che pensano che le sole obiezioni sollevate contro la sperimentazione animale abbiano a che fare con la preoccupazione per il benessere degli animali di laboratorio.
In verità, migliaia di scienziati e di medici hanno sollevato obiezioni su basi scientifiche, sebbene i mass media ne abbiano sistematicamente censurato le opinioni.
L’opposizione scientifica alla vivisezione è uno dei fenomeni più occultati e repressi in tutta la storia della scienza.
La ragione per cui questa controversia è accuratamente celata al pubblico, è che la sperimentazione animale si connette a diverse importanti questioni di interesse generale.
Si fanno, infatti, esperimenti su animali (che coinvolgono ogni anno circa mezzo miliardo di individui, per lo più roditori, ma anche uccelli, pesci, conigli, scimmie, cani, cavalli ecc.) soprattutto per:
1) valutare la tossicità e la cancerogenicità di sostanze chimiche e agenti fisici;
2) permettere l’introduzione di sostanze chimiche in alimenti, cosmetici e altri prodotti industriali;
3) testare l’efficacia e gli effetti avversi dei farmaci;
4) per la ricerca ‘di base’.
In tutti questi casi, lo scopo che si pretende di raggiungere sarebbe, direttamente o indirettamente, la protezione della salute umana, ma in realtà si giunge proprio al contrario: l’ambiguità e l’inconcludenza degli esperimenti sugli animali, infatti, sono ciò di cui l’industria farmaceutica e le agenzie regolatorie hanno bisogno per potersi discolpare nella probabile eventualità che ciò che hanno messo in commercio, o che hanno certificato, risulti causare danni agli umani – come è accaduto migliaia di volte solo negli ultimi trent’anni.
In particolare, i dati caotici che questa pseudoscienza continua a produrre stanno inquinando il dibattito sui rischi associati agli Ogm, alla radiazione elettromagnetica a basso livello ed alle sostanze chimiche usate nell’industria alimentare.
Ad aumentare la difficoltà del problema, le associazioni ambientaliste hanno spesso utilizzato la sperimentazione animale come mezzo per valutare i fattori inquinanti. Ciò è accaduto, tra le altre ragioni, perché anche scienziati ecologicamente sensibili (i quali spesso fungono da consiglieri scientifici delle associazioni) sono stati - e sono incapaci - di rompere i vincoli ideologici ed economici che costringono la loro ricerca nello schema della ‘modellizzazione animale’.
Come in altri settori scientifici, la fedeltà ad un paradigma imperante può essere difficile da rompere, anche per chi possiede un non comune grado di coscienza politica.
D’altra parte, per ragioni connesse non solo al destino infelice delle centinaia di milioni di animali di laboratorio, ma anche con un sano e ampiamente condiviso scetticismo verso le supposte conquiste della medicina ufficiale, la maggior parte dei cittadini nei paesi occidentali dichiarano nei sondaggi di essere contrari alla vivisezione, tranne quando sono fuorviati dall’argomento fraudolento che “si tratta di scegliere tra un cane e il vostro bambino”.
Ciò dimostra sia che la vivisezione è una questione politica attuale, sia che la critica e la supervisione del ruolo ambivalente svolto dagli scienziati – artefici sì del progresso di un tipo particolare di conoscenza, ma spesso anche agenti di gruppi con interessi speciali – è oggi più che mai necessario.
La strada che conduce alla difesa della salute comune ed alla protezione ambientale, passa per la rinascita del controllo democratico della scienza, per quanto riguarda sia i legami tra ricerca (inclusa quella ‘di base’) e interessi industriali, sia la nozione stessa di ciò che viene presentato come ‘scientificamente dimostrato’ in campo biomedico.
È infine importante che si comprenda sempre più largamente che l’idea che da ogni aumento della conoscenza scientifica ne beneficerebbe l’intera società, quali che siano i mezzi impiegati ed i finanziamenti alla sua origine, è gravemente erronea, e che l’attuale prevalenza nei mezzi d’informazione di questo tipo di fondamentalismo sta mettendo in pericolo il futuro dell’umanità.