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Newsletter Aprile 2011
04/11
Canada: studio rinviene tracce di pesticidi associati agli Ogm nel sangue materno e del feto
Fonte: “Maternal and fetal exposure to pesticides associated to genetically modified foods in Eastern Townships of Quebec, Canada”
(http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/21338670)
Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università di Sherbrook (Quebec, Canada) ha dimostrato che i pesticidi e i residui di pesticidi associati ad alcuni organismi geneticamente modificati sono assorbiti dall’organismo umano e possono essere trasmessi al feto. I ricercatori ritengono che la contaminazione sia avvenuta per via alimentare e che cioè sia imputabile al consumo di mais, soia e patate gm largamente presenti nella dieta della popolazione locale.
Per effettuare il proprio studio i ricercatori hanno selezionato tra le pazienti del “Centre Hospitalier Universitaire de Sherbrook” 30 donne prossime al parto e 39 donne non incinte. Hanno effettuato prelievi sanguigni su entrambi i campioni ed effettuato prelievi dal cordone ombelicale del feto successivamente al parto. Tutti i soggetti analizzati inclusi i feti sono risultati positivi agli accertamenti: nel sangue dei due gruppi di donne e nei feti, infatti, sono state rinvenute tracce dell’erbicida glufosinate, del suo principale metabolita 3-MPPA e tracce della tossina Cry1Ab. Il glifosate, invece, è risultato presente solo in una piccola percentuale di donne non incinte (5%), mentre il suo pericoloso metabolita AMPA è risultato assente in tutti i campioni analizzati.
Per spiegare quest’ultimo dato e la difformità di risultati emersa di volta in volta tra i due campioni femminili i ricercatori hanno prospettato diverse ipotesi: l’effettiva mancata esposizione alle sostanze; una più efficiente capacità di eliminazione nelle donne incinte; l’inadeguatezza del metodo di indagine adottato (nel caso delle donne incinte, ad esempio, poiché il travaglio può durare molte ore, il prelievo sanguigno effettuato subito prima del parto avviene alcune ore dopo l’ultimo pasto).
Nelle conclusioni i ricercatori hanno sottolineato la pericolosità del glifosate e della tossina Cry1Ab chiaramente identificati nelle donne e nei feti e la necessità di intensificare lo studio degli effetti generati dai pesticidi sull’unità feto-materna. Il legame tra disturbi ostetrico-ginecologici e contaminanti ambientali, infatti, è per ora sconosciuto, ma è possibile che la contaminazione da pesticidi sia responsabile di complicazioni perinatali quali aborto, nascite premature e ritardo della crescita intrauterina, nonché di disordini riproduttivi come infertilità, endometriosi e cancro ginecologico.
07/04/11
Brasile: parte la “Campagna permanente contro l’uso degli agro-tossici e per la vita”
Fonte: Em Pratos limpos
Il 7 aprile 2011, in occasione della Giornata Mondiale della Salute, è partita in Brasile la “Campagna permanente contro l’uso degli agro-tossici e per la vita”. La campagna è promossa da 30 organizzazioni della società civile, movimenti sociali e gruppi di ricercatori e intende operare su due livelli. Nell’immediato si propone di porre un argine all’uso incontrollato degli agro-tossici e di bloccarne l’espansione mediante iniziative legali e giuridiche. Nel più lungo periodo intende lavorare alla costruzione di un modello agricolo differente, che incentrato sulla piccola proprietà terriera anziché sul latifondo generi lavoro e reddito per le popolazioni rurali e cibo adeguato per quantità e qualità alle esigenze di tutta la popolazione. In questo ambito il fine è far conoscere i vantaggi dell’alternativa agro-ecologica e sostenere le esperienze che in questo solco sono state avviate nel paese. Nelle parole di Rosany Bochner della “Fondazione Oswaldo Cruz”: “L’obiettivo non è usare prodotti meno tossici. L’obiettivo è abolire completamente l’uso degli agro-tossici”.
All’origine della campagna pochi dati eloquenti: il Brasile è il paese che ha consumato la maggiore quantità di agro-tossici nel 2008 e nel 2009; i cittadini assorbono attraverso il cibo in media 5,2 litri di sostanze di sintesi nocive ogni anno; tracce di agro-tossici sono state rinvenute persino nel latte materno (vedi recente studio dell’Università Federale del Mato Grosso*).
La data scelta per il lancio della campagna è altamente simbolica. Dichiara il Professor Fernando Carneiro del Dipartimento di Salute Collettiva dell’Università di Brasilia: “Quando si parla di salute in Brasile il pensiero va subito alle code davanti agli ospedali. Quella di oggi, tuttavia, è una giornata storica perché il concetto di salute è stato abbordato nella sua accezione più ampia, con la messa in discussione del modello agricolo brasiliano, l’analisi degli effetti che questo provoca sulla popolazione e la denuncia delle difficoltà incontrate dallo stesso sistema sanitario nazionale nell’informare i cittadini dei problemi derivanti dagli agro-tossici”.
La campagna contro l’uso degli agro-tossici s’interseca con quella per la difesa del “Codice forestale”. Spiega ancora Fernando Carneiro: “La bancada ruralista (gruppo parlamentare che difende gli interessi dei latifondisti) sta cercando di modificare la legislazione per liberalizzare gli agro-tossici. Altrettanto accade al “Codice forestale”. Dietro entrambe le operazioni c’è l’agro-business, intenzionato a disboscare sempre nuove aree e a ottenere agevolazioni fiscali per gli agro-tossici. Le due vertenze s’incontrano anche su un altro piano perché se si indebolisce la tutela delle sorgenti con la modifica del “Codice forestale”, si agevola anche la contaminazione dell’acqua da parte degli agro-tossici. I due temi presentano quindi interazioni molto ampie, in gioco ci sono la biodiversità e la qualità dell’acqua, elementi vitali per il nostro paese”.
Materiale informativo e il banner della campagna sono disponibili a questo indirizzo:
http://pratoslimpos.org.br/?paged=2
*“Agrotóxico em leite materno de mães residentes em Lucas do Rio verde – MT”, di Danielly Cristina de Andrade Palma, Universidade Federal de Mato Grosso (UFMT).
28/04/11
Stati Uniti: Progetto pilota dell’USDA assegna alle multinazionali biotech il compito di valutare la sicurezza degli Ogm generando un grave conflitto di interessi
Fonte: Uk Progressive
Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) potrebbe affidare alle stesse società di biotech o ad alcune aziende specializzate il compito di valutare l’impatto ambientale degli Ogm. Secondo quanto prevede un Progetto pilota biennale lanciato in questi giorni, il compito precedentemente assolto all’agenzia governativa APHIS (Animal and Plant Health Inspection Service) sarebbe così demandato agli stessi produttori di Ogm o a società di consulenza ambientale autorizzate dal governo allo scopo dichiarato di accelerare “il processo di autorizzazione degli Ogm”.
La società civile condanna tale iniziativa e ricorda che l’USDA vi è pervenuta dopo essersi vista costretta lo scorso anno ad elaborare, per la prima volta in anni di autorizzazioni, una Dichiarazione d’Impatto Ambientale (Environmental Impact Statement - EIS) sull’erba medica gm. Nel 2007, infatti, una Corte federale ha bocciato la deregolamentazione del prodotto decisa dall’USDA in assenza di un’approfondita analisi del suo impatto sull’ambiente e ne ha sospeso la coltivazione in attesa che il Dipartimento riparasse alla sua grave lacuna procedurale. Gli studi condotti dall’USDA hanno rilevato gravi rischi ambientali nella coltivazione dell’erba medica gm, in particolare quello della contaminazione, ma il prodotto ha comunque ottenuto l’autorizzazione alla coltivazione in tutto il paese. Secondo Bill Freese del “Center for Food Safety” Le misure contenute nel Progetto pilota danno luogo a un grave conflitto di interessi: “E’ come chiedere alla British Petroleum di scrivere una relazione d’impatto ambientale per un’operazione di perforazione in mare. Il processo di valutazione ambientale dei prodotti biotech viene degradato al rango di mera operazione burocratica per accelerare l’immissione sul mercato degli Ogm”.
Per maggiori dettagli: http://www.regulations.gov/#%21documentDetail;D=APHIS-2010-0117-0001
12/04/11
Unione europea: L’ENVI vota a favore di divieti nazionali più fermi sugli Ogm
Fonte: InfOgm, articolo di Pauline Verriere
La Commissione Ambiente (ENVI) del Parlamento europeo ha approvato oggi alcuni importanti emendamenti al provvedimento che modificherà la Direttiva europea 2001/18 sull’introduzione degli Ogm nell’ambiente. Tale provvedimento è stato presentato dal Commissario John Dalli a luglio del 2010 e sarà posto al voto del Parlamento europeo per la prima volta il prossimo 7 giugno. Poiché la posizione del plenum dovrebbe ricalcare sostanzialmente quella della Commissione Ambiente l’esito della votazione odierna invia un segnale incoraggiante ai cittadini europei contrari in larga maggioranza alle colture gm. La votazione è avvenuta sulla base del rapporto redatto dal deputato Corinne Lepage.
Secondo gli emendamenti approvati dall’ENVI gli Stati membri potranno vietare la coltivazione degli Ogm entro il proprio territorio citando gli effetti avversi che questi provocano sull’ambiente e non più solo le problematiche di ordine etico e culturale contemplate dalla proposta originale della Commissione e giudicate incapaci di tutelare gli stati dalle sanzioni dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) da numerosi esperti di legge europea.
L’ENVI ha riconosciuto, inoltre, che è prioritario dare piena attuazione alle raccomandazioni emesse dal Consiglio Agricoltura nel dicembre 2008 ed ha accettato la modifica della base giuridica proposta dal deputato Corinne Lepage nel suo rapporto. Muovendo dall’articolo 192 del Trattato sul funzionamento dell’UE, cioè, la modifica della Direttiva dovrà tendere non all’armonizzazione del mercato comune (come previsto dalla Commissione UE), ma alla protezione dell’ambiente rendendo più agevole l’adozione di “misure rinforzate” a livello nazionale.
Una certa attenzione ha ricevuto, poi, il problema della contaminazione, sebbene in questo ambito l’emendamento approvato non sia, almeno in questa fase, capace di tradurre in pratica il principio del “chi contamina paga”.
L’ENVI ha confermato, infine, l’obbligo da parte delle imprese produttrici di fornire le informazioni necessarie a svolgere una ricerca indipendente sugli effetti delle colture gm.
15/04/11
Unione europea: deludente il rapporto della Commissione UE sui costi socio-economici della coltivazione degli Ogm
Fonte: Rapporto CE, Friends of the Earth Europe
Ottemperando a una delle richieste del Consiglio Ambiente del dicembre 2008 la Commissione europea ha pubblicato un rapporto sulle implicazioni socio-economiche della coltivazione degli Ogm.
Il rapporto è stato compilato sulla base di dati fatti pervenire dagli Stati membri, di pubblicazioni scientifiche e programmi di ricerca europei e internazionali che hanno analizzato l’impatto socio-economico della coltivazione degli Ogm in paesi terzi e di programmi di ricerca finanziati dall’Ue e incentrati specificamente sui temi della coesistenza e della tracciabilità.
Ne è emerso, tuttavia, un documento privo di utilità pratica, che insensibile ai molti indicatori di crisi evidenziati da paesi europei ed extraeuropei è incapace di stilare un bilancio anche solo lontanamente esaustivo dei costi/benefici derivanti dall’uso degli Ogm in agricoltura.
Denuncia Friends of the Earth Europe nel suo comunicato stampa: “Il rapporto della Commissione minimizza i costi della contaminazione e non prende in esame quelli che gli agricoltori sono costretti ad addossarsi per garantire la segregazione dei prodotti. Il rapporto muove dallo stesso assunto che informa la politica europea sugli Ogm: gli agricoltori convenzionali o biologici devono sobbarcarsi tutti i costi necessari a preservare il proprio status di coltivatori gm-free”. Rapporti più attendibili sui costi sociali ed economici della coltivazione degli Ogm sono stati elaborati da Friends of the Earth (marzo 2011) http://www.foeeurope.org/download/Socio_economic_effects_gmos_FoEEbriefing_Mar2011.pdf e Greenpeace (gennaio 2009) http://stopogm.net/sites/stopogm.net/files/socioeconomia.pdf.
04/11
Germania: la petizione anti-transgenici registra record di adesioni
Fonte: Biofach
In sole tre settimane oltre 60.000 persone hanno firmato la petizione lanciata dalla “Federazione tedesca dell’industria alimentare biologica” (BÖLW) per porre fine alla coltivazione degli Ogm in Germania.
Dichiara il presidente della Federazione, Felix Prinz zu Lowenstein: “Grazie alle molte migliaia di firme raccolte contro l’uso degli Ogm in agricoltura siamo riusciti a ottenere un’audizione pubblica presso la Commissione Petizioni del Parlamento tedesco”. Tra i firmatari, gli aderenti all’”Iniziativa tedesca per la varietà e contro l’ingegneria genetica”, associazioni e migliaia di comuni cittadini.
Il testo della petizione (in tedesco) è disponibile a questo indirizzo: http://www.boelw.de/petition.html