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Newsletter febbraio 2011
26/02/11
Argentina: nasce la prima zona libera da agrotossici
Fonte: Página 12, CEPRONAT, campagna "Paren de fumigar"
Un tribunale argentino ha vietato per la prima volta che in prossimità di un centro abitato siano irrorate sostanze agrotossiche. Il provvedimento crea un precedente importante per centinaia di denunce presentate in tutto il paese, invoca il principio di precauzione e contesta il glifosate e l’attuale modello agricolo fondato sugli agrotossici.
La vicenda giudiziaria è durata in tutto due anni. A marzo del 2009 alcuni cittadini della città di San Jorge (provincia di Santa Fe) hanno presentato ricorso contro la municipalità di San Jorge, la provincia di Santa Fe e i proprietari dei campi agricoli che si trovano nelle immediate vicinanze del quartiere ove essi abitano chiedendo fosse proibito irrorare agrotossici a 800 metri dal confine urbano per via terrestre e a 1500 metri dallo stesso per via aerea.
A giugno del 2009 il giudice di prima istanza Tristán Martínez ha accolto il ricorso dei cittadini e disposto la sospensione delle irrorazioni nei termini da questi richiesti. I produttori di soia, la municipalità e la provincia hanno fatto ricorso in appello, ma a dicembre 2009 la “Cámara de Apelaciones de Santa Fe” ha prorogato il divieto per ulteriori 6 mesi e chiesto al ministero dell’Agricoltura e all’Università del Litorale di accertare mediante uno studio congiunto il grado di tossicità delle sostanze oggetto della controversia. La corte ha chiesto, inoltre, al ministero della Salute di verificare se la sospensione delle irrorazioni avesse causato una riduzione delle affezioni contestate dai cittadini.
La documentazione è quindi tornata all’esame del giudice Martínez che lo scorso 22 febbraio ha deciso di mantenere fermo il divieto di irrorazione per il quartiere di Urquiza. Nessuna documentazione, infatti, è prevenuta dal ministero dell’Agricoltura, mentre lo studio presentato dall’Università del Litorale solleva diversi punti di domanda sulla sicurezza del glifosate e degli agrotossici in generale, e il ministero della Salute, pur con qualche reticenza, ha confermato l’esistenza di un nesso tra il declino nei disturbi accusati dai cittadini e la sospensione delle irrorazioni tossiche.
Dichiara Carlos Manessi, presidente della Ong CEPRONAT (Centro per la protezione della natura) che ha sostenuto i cittadini nel ricorso: “Forti di questo precedente chiederemo l’imposizione dello stesso divieto anche negli altri 300 centri della provincia colpiti dalle irrorazioni”. Precisa Manessi: “Il problema non è solo il glifosate, ma l’attuale modello agricolo con le sue gravose conseguenze sanitarie e sociali”.
25/02/11
Unione europea: comitato di esperti autorizza contaminazione Ogm dei mangimi
Fonte: Greenpeace e comunicato stampa di José Bové
Il “Comitato permanente per la salute della catena alimentare e animale” ha approvato a maggioranza qualificata una bozza di regolamento che consente ai mangimi animali contaminati fino allo 0,1% con Ogm non autorizzati in Europa di essere importati e commercializzati entro lo spazio comune. Più specificamente potranno essere importati in Europa i mangimi che contengono Ogm non autorizzati all’interno del blocco, ma per cui sia pendente una richiesta di autorizzazione da almeno tre mesi, o Ogm la cui autorizzazione in UE sia scaduta.
La bozza di regolamento passa ora all’esame del Parlamento e del Consiglio europeo che avranno tre mesi di tempo per rigettare la misura prima che sia approvata dalla Commissione europea. In caso di mancata obiezione, tuttavia, la norma potrebbe entrare in vigore già dal prossimo giugno.
Dichiara José Bové, membro dei Verdi europei e vicepresidente della “Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale” (AGRI): “La messa in discussione della tolleranza zero nei confronti degli Ogm non autorizzati in Europa è inaccettabile. La dipendenza dell’UE dalle importazioni di proteine vegetali non si deve a un’incapacità strutturale della nostra agricoltura a produrre alimenti di qualità, ma a politiche di apertura del mercato e alla ricerca di approvvigionamenti al minor costo possibile. Senza badare ai gravi costi sociali e ambientali in cui incorrono paesi produttori come Argentina e Brasile. La legalità della proposta adottata dal Comitato è tutta da verificare: stiamo valutando la possibilità di presentare ricorso davanti alla Corte di Giustizia europea. Gli Stati membri e la Commissione hanno a disposizione tre mesi di tempo per definire la propria posizione. La mia è già decisa: mi oppongo alla contaminazione della filiera alimentare in Europa!”.
21/02/11
Unione europea: in calo la superficie di terra coltivata con Ogm
Fonte: Friends of the Earth Europe, Le Monde
IIl nuovo rapporto di Friends of the Earth Europe, “Who benefits from gm crops, an industry built on myths” dimostra sulla base di dati ufficiali che gli Ogm perdono terreno in Europa mentre si sfaldano i miti su cui è stata costruita la loro transitoria fortuna (1). Nel 2010 solo lo 0,06% di tutta la superficie di terra coltivabile in Europa è stata seminata con Ogm (- 23% rispetto al 2008). Più nello specifico, 7 Stati membri hanno proibito la coltivazione del mais gm MON810 per i danni ambientali da questo provocati; 3 Stati membri hanno vietato la coltivazione della patata gm Amflora per i rischi sanitari che essa comporta all’indomani della sua approvazione da parte della Commissione europea; 3 Stati membri - per la prima volta dall’introduzione degli Ogm in agricoltura - hanno mosso ricorso contro la Commissione per la suddetta autorizzazione. L’Eurobarometro 2011, inoltre, rivela che l’opposizione dell’opinione pubblica agli Ogm ha raggiunto quota 61% (2).
Secondo Christophe Noisette d’InfOGM la crescente opposizione dei cittadini europei gioca un ruolo importante nel declino delle coltivazioni di Ogm, ma decisiva è la mancanza di nuove di varietà di Ogm. “Gli agricoltori non sono più disposti ad acquistare varietà più costose di quelle tradizionali senza essere migliori”.
Per contrasto, gli Ogm sono sempre più presenti in Europa sotto forma di materie prime importate dall’estero. Attualmente sono circa 40 le piante geneticamente modificate che possono essere importate all’interno dell’Unione europea. “Il rischio della contaminazione”, fa notare Michel David della Conféderation Paysanne, “per dispersione delle materie prime o attraverso la filiera alimentare è all’ordine del giorno”.
(1) http://www.foei.org/en/resources/publications/pdfs/2011/who-benefits-from-gm-crops-2011
(2) http://ec.europa.eu/public_opinion/archives/ebs/ebs_341_winds_en.pdf
18/02/11
Biologico: in crescita in tutto il mondo
Fonte: IFOAM e FiBL
Il rapporto “World of Organic Agriculture” presentato da IFOAM e FiBL al Biofach (Norimberga, 16-19 febbraio 2011) dimostra che nel mezzo della crisi economica globale l’agricoltura biologica continua a crescere. Nell’anno 2009 sono stati coltivati con metodi biologici circa 37,2 milioni di ettari di terra (+ 6,2% rispetto al 2008). Il biologico è cresciuto anche nei paesi del sud del mondo e promette di portare un contributo ancora più sostanziale alla produzione mondiale di cibo nei prossimi anni. Specifica il comunicato stampa diffuso da IFOAM alla vigilia della presentazione del rapporto: “Il biologico non è solo un’etichetta, ma una strategia per lo sviluppo. L’agricoltura industriale ha prodotto un paradosso: il pianeta produce il 25% in più del necessario, ma un miliardo di persone muore di fame e il 70% di queste vive in zone rurali. Il movimento che promuove il biologico in tutto il mondo sa che se il graduale passaggio a un’agricoltura biologica di piccola scala può fare molto per correggere questo squilibrio. La nostra strategia chiave si chiama intensificazione ecologica”.
09/02/11
Unione europea: il miele contaminato da Ogm può essere venduto solo se autorizzato
Fonte: Comunicato stampa Corte di Giustizia, European Voice
L’Avvocato generale della Corte di giustizia europea Yves Bot ha stabilito che il miele contenente tracce anche esigue di polline gm può essere posto sul mercato solo dopo essere stato autorizzato come un alimento gm a tutti gli effetti.
Secondo l’Avvocato generale il fatto che il polline che ha contaminato il miele provenga da un Ogm autorizzato (mais MON810) e che alcuni prodotti da questo derivati siano legalmente commercializzati in UE non è decisivo. Un alimento contenente Ogm, per via intenzionale o accidentale, è infatti da considerarsi prodotto derivato da Ogm e in quanto tale commerciabile solo se espressamente autorizzato, secondo quanto dispone il Regolamento 1829/2003. I rischi portati dagli Ogm alla salute umana, infatti, sussistono comunque, sia che il materiale gm sia stato incorporato volontariamente in un prodotto sia che ciò sia avvenuto in modo accidentale.
Il parere dell’Avvocato generale non è vincolante per la Corte di Giustizia che emetterà il proprio verdetto definitivo in data successiva.
Nel 2005 l’apicoltore bavarese Karl Heinz Bablok ha avviato un’azione legale contro lo Stato della Baviera responsabile di aver contaminato con le sue coltivazioni sperimentali di mais gm MON810 il miele di sua produzione rendendolo inadatto per il consumo e per la vendita. L’Alta corte amministrativa della Baviera ha richiesto il parere della Corte di Giustizia europea.