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Newsletter novembre 2010
24/11/10
Germania: Corte costituzionale riafferma la validità delle “regole stringenti” sugli Ogm
Fonte: Ufficio stampa Corte costituzionale
Pronunciandosi sul ricorso presentato dal Land Sassonia-Anhalt contro la “Legge federale sull’ingegneria genetica”, la Corte costituzionale tedesca ha riaffermato la legittimità e costituzionalità delle misure in essa contenute. La Corte ha riconosciuto che l’ingegneria genetica comporta una modifica irreversibile delle strutture elementari della vita e che è difficile, se non impossibile, arginare la diffusione del materiale geneticamente modificato immesso nell’ambiente. Mancando ancora una conoscenza scientifica degli effetti a lungo termine dell’ingegneria genetica, è compito del legislatore preservare dai possibili effetti avversi delle colture gm i cittadini e l’ambiente, anche in virtù del vincolo di responsabilità che lega le generazioni attuali a quelle future. Resta in piedi, così, l’obbligo per chi contamina coltivazioni tradizionali o biologiche di risarcire i propri vicini, nonché quello di iscrivere le coltivazioni gm sperimentali in un registro di pubblico accesso che ne consenta il costante e trasparente monitoraggio.
12/11/10
“Eurobarometro sulla biotecnologia 2010”: cresce in Europa l’opposizione al cibo gm
Fonte: Greenpeace
Secondo il nuovo “Eurobarometro sulla biotecnologia” la percentuale di quanti in Europa si oppongono ai cibi geneticamente modificati è in aumento. Dichiara Marco Contiero di Greenpeace: “Il sondaggio ha prodotto risultati inequivocabili: il 61% della popolazione europea è contraria a un’ulteriore diffusione degli alimenti gm in UE”. Nel precedente Eurobarometro riguardante gli Ogm (“Attitudine dei cittadini europei verso l’ambiente”, 2007) i contrari al cibo gm costituivano il 58% della popolazione.
Per i cittadini europei gli alimenti gm sono fondamentalmente innaturali (70%), non sicuri per la salute umana (59%), non sicuri per le generazioni future (58%), vantaggiosi per alcuni, ma causa di rischi per altri. Meno di un terzo di tutti gli intervistati ritiene che gli Ogm siano utili all’economia e l’84% dei cittadini dimostra di avere una buona conoscenza del problema. Ciò prova che, contrariamente a quanto sostiene l’industria biotech, l’opposizione dell’opinione pubblica europea agli Ogm è il prodotto di una scelta informata e non di ignoranza. Lo conferma la cospicua perdita di consensi in un paese, la Spagna, tradizionalmente pro-Ogm e in cui i transgenici sono coltivati su vasta scala: tra il 2005 e il 2010 la percentuale dei favorevoli agli Ogm è passata dal 53 al 35%.
10/11/2010
Unione europea: debutto disastroso per la patata Amflora
Contaminazione, rifiuto sociale e il ricorso di cinque governi sintetizzano il suo primo anno di coltivazione
Fonte: Amigos de la tierra
Rompendo un’ultradecennale moratoria di fatto, la Commissione europea ha autorizzato lo scorso marzo la coltivazione della patata gm Amflora sul territorio dell’Unione. Dopo la prima semina, tuttavia, il bilancio non potrebbe essere più negativo. Rifiutata dall’opinione pubblica e dall’industria, gran parte del raccolto del vegetale gm è risultato contaminato e quindi sequestrato. Austria, Ungheria e Lussemburgo ne hanno proibito la coltivazione e cinque governi europei ne hanno contestato l’approvazione davanti alla Corte di Giustizia europea.
Nel corso del 2010 la patata Amflora è stata coltivata complessivamente su 267 ettari di terra, suddivisi tra Svezia, Germania e Repubblica ceca. In Svezia il debutto di Amflora si è intrecciato con lo scandalo provocato da un’altra patata gm, Amadea, coltivata sul suolo dell’Unione pur non essendo autorizzata. Per effetto della contaminazione causata dalla patata illegale, 16 dei 120 ettari di Amflora coltivati in Svezia sono stati distrutti. Sorte non migliore è toccata ai 15 ettari coltivati in Germania, anch’essi sequestrati per il rischio contaminazione e assicurati in un magazzino del governo federale fino a nuovo ordine.
Anche l’industria europea dell’amido ha voltato le spalle ad Amflora, per evitare problemi di contaminazione e non incorrere nel rifiuto dei consumatori. Del resto, esistono già sul mercato patate tradizionali dotate dello stesso contenuto di amido, a ulteriore conferma del fatto che metterne in circolazione una geneticamente modificata pericolosa per la salute umana fosse del tutto innecessario.
08/11/10
Bocciata anche dagli esperti la proposta della Commissione UE che assegna agli Stati membri facoltà di vietare gli Ogm entro i confini nazionali
Fonte: Europolitics
Il servizio legale del Consiglio ha emesso parere negativo sulla proposta presentata dalla Commissione UE per consentire agli Stati membri di vietare gli Ogm autorizzati a livello europeo sul proprio territorio. Gli esperti hanno fatto notare, innanzitutto, che le basi giuridiche su cui poggia la proposta (articolo 114 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea - TFUE) sono inadeguate. Essi hanno evidenziato, inoltre, che i divieti di coltivazione nazionali emessi sulla base di criteri etici potrebbero essere facilmente rigettati dalla Corte di Giustizia Europea. Per giustificare misure restrittive nei confronti di disposizioni valide a livello europeo, infatti, occorrono argomenti molto solidi. Il divieto verso gli Ogm, inoltre, dovrebbe essere attuato in modo coerente (sarebbe difficile, ad esempio, giustificare la scelta di vietare la coltivazione degli Ogm per ragioni etiche all’interno di uno Stato membro in cui gli animali sono alimentati con mangimi gm).
Sul versante internazionale, gli esperti hanno sollevato gravi riserve sulla conformità della proposta della Commissione con l’articolo XXa del GATT (Accordo Generale sulle Tariffe ed il Commercio). Tale articolo, unico applicabile in questo contesto, contiene una clausola generale di esenzione che può essere invocata ove necessario per proteggere la “moralità pubblica”.
Il parere del servizio legale è stato richiesto dal Gruppo di lavoro sugli Ogm del Consiglio. Esso infligge un altro duro colpo alla proposta, già fortemente criticata dal Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura e dell’Ambiente UE.
04/11/10
Unione europea: per l’EFSA anche il mais “Smartstax” è sicuro
Fonte: Testbiotech
L’autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha emesso parere favorevole sul mais “Smartstax", geneticamente modificato per produrre sei proteine Bt insetticide e resistere all’azione di due erbicidi.
Il mais “Smartstax” delle società Monsanto e Dow-Agroscience risulta dall’incrocio di più piante transgeniche, è stato autorizzato negli Stati Uniti e in Canada per la coltivazione e potrebbe essere a breve autorizzato in Europa per l’alimentazione umana e animale.
Nel valutare i possibili rischi sanitari del prodotto, tuttavia, l’EFSA non ha analizzato gli effetti risultanti dalla combinazione delle diverse sequenze geniche introdotte nella pianta, ma ha preso in considerazione le sole sperimentazioni preesistenti per le diverse “linee vegetali” componenti lo “Smartstax”.
Secondo la Ong tedesca Testbiotech tale modo di procedere è inaccettabile. E’ noto, infatti, che le proteine insetticide Bt presentano livelli di tossicità più elevati se combinate tra loro o quando entrino in contatto con altri fattori. Nel caso del mais “Smartstax” occorre valutare non soltanto gli effetti provocati dalla combinazione delle sei proteine insetticide, ma anche quelli che possono scaturire dai residui dei due erbicidi “abbinati” alla pianta gm. Dichiara Cristoph Tehn di Testbiotech: “In Europa si coltivano sempre frequentemente piante in cui sono inserite tecnicamente più funzioni genetiche. L’EFSA tende ad autorizzarne la commercializzazione senza analizzare i rischi derivanti dalla combinazione dei diversi geni. Il mercato europeo rischia così di essere inondato di piante geneticamente modificate i cui rischi sanitari non sono stati di fatto mai valutati”.
03/11/2010
Commissione europea apre alla contaminazione Ogm dei mangimi
Fonti: Friends of the Earth Europe, Gm-Freeze
In una bozza di provvedimento recentemente presentata agli Stati membri, la Commissione europea ha proposto di introdurre una soglia di tolleranza dello 0,1% nei confronti degli Ogm illegali presenti nelle importazioni di mangimi europee.
Secondo l’industria biotech la politica della "tolleranza zero" attuata dall’Unione europea nei confronti degli Ogm non autorizzati sul proprio territorio, esporrebbe il settore zootecnico a un’imminente crisi di materie prime con conseguenze disastrose per gli allevatori e il bestiame.
I dati sulle importazioni di mangimi raccolti da Ong indipendenti, tuttavia, smentiscono nettamente tale previsione. Nell’ultimo biennio solo un’esigua percentuale dei carichi di mangimi destinati all’Europa è stata respinta alla frontiera perché contaminata. La contaminazione delle derrate, inoltre, non ha interessato Argentina e Brasile, maggiori fornitori europei di farina di soia, perché dotati entrambi di efficienti sistemi di segregazione delle merci, bensì prevalentemente gli Stati Uniti, responsabili da soli del 90% dei casi di contaminazione.
La soluzione, dunque, non è rinnegare la politica europea della tolleranza zero, concepita per tutelare la salute dei cittadini e l’ambiente, ma ottenere che i paesi inadempienti si dotino di sistemi idonei a garantire un adeguato standard di qualità dei prodotti. In caso contrario, l’Europa aprirebbe le porte non soltanto a Ogm mai sottoposti al proprio processo di valutazione scientifico-sanitario, ma in linea teorica a qualsiasi Ogm sperimentale sviluppato in laboratorio.
Friends of the Earth Europe esorta gli Stati membri a votare risolutamente contro la proposta della Commissione europea e ad impegnarsi affinché l’Europa diventi meno dipendente dall’importazione di mangimi animali provenienti dall’estero. La soia coltivata in America latina per rifornire gli allevamenti industriali europei, infatti, genera danni ingenti nei paesi di produzione causando deforestazione e conflitti sociali.
01/11/2010
Giappone: approvato un protocollo internazionale contro i rischi posti dagli Ogm
Fonte: Clarissa, di G. Sinatti
Un nuovo protocollo sulla responsabilità ed il risarcimento in caso di danni causati dagli spostamenti transfrontalieri di organismi viventi geneticamente modificati (LMO) è stato adottato lo scorso 15 ottobre nel quadro della Convenzione sulla Biodiversità (CBD), approvata il 22 maggio del 1992 e sottoscritta ad oggi da 188 Paesi.
Ci sono voluti ben sei anni di negoziati per giungere a questo "protocollo addizionale di Nagoya-Kuala Lumpur" che rende operativo l'articolo 27 del cosiddetto Protocollo di Cartagena sulla Bio-sicurezza, del 29 gennaio 2000, un accordo internazionale sviluppato nel quadro della CBD, il cui scopo è di definire a livello internazionale misure rivolte a proteggere la diversità biologica dai rischi potenziali posti dagli organismi geneticamente ingegnerizzati dalle moderne biotecnologie: il citato articolo 27 prevede appunto l'elaborazione di regole e procedure internazionali per la responsabilità ed il risarcimento in caso di danni alla biodiversità causati dalla movimentazione di organismi viventi geneticamente modificati.
Il documento approvato il 16 ottobre scorso stabilisce infatti che tutti gli operatori (commerciali, produttori, esportatori, importatori, trasportatori) saranno ritenuti responsabili anche dal punto di vista finanziario della movimentazione di questo tipo di organismi fra Stati diversi e degli eventuali danni conseguenti.
Il nuovo accordo sarà disponibile per ulteriori adesioni presso la sede delle Nazioni Unite dal 7 marzo 2011 al 6 marzo 2012 ed entrerà in vigore novanta giorni dopo essere stato ratificato da almeno 40 Paesi che aderiscono al Protocollo di Cartagena sulla Biodiversità.