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A PROPOSITO DELLA REVISIONE DELLA CONVENZIONE EUROPEA DEI BREVETTI

(23/10/00)

 

Premesso che:

Nel 1973: nasce la "Convenzione Europea sui Brevetti" (EPC), sottoscritta da 19 stati europei (i 15 attualmente nell'Unione, più altri 4, con l'intento di dare uniformità alla legge brevettuale di questi paesi. Con la Convenzione nasce l'Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), di Monaco di Baviera, che  è preposto  a far rispettare la Convenzione ed a  a rilasciare questi brevetti europei.
La Convenzione (EPC) vieta la brevettabilità della materia vivente (piante ed animali).

Il 12/5/1998: dopo un lungo dibattito che è durato 10 anni e che ha visto una sua prima sconfitta nel 1995, la direttiva europea "per la tutela giuridica delle invenzioni biotecnologiche" (98/44) viene approvata dal Parlamento Europeo. Essa, adeguandosi alle leggi in vigore da numerosi anni negli USA ed in Giappone, prevede la possibilità di brevettare i prodotti delle "invenzioni" biotecnologiche, ovvero di piante ed animali modificati geneticamente, e loro parti. Consente inoltre di brevettare le parti del corpo umano, pur se non modificate.

Nel 1998 - 1999: tale direttiva viene impugnata da Olanda ed Italia (che, tra gli altri punti di illegittimità, evidenziano proprio il suo contrasto con la vigente Convenzione Europea sui Brevetti) e dalla Norvegia, (qualificata per farlo perchè legata alla UE dal EEA (European Economical Agreement)

Nel 1999: l'Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO), al quale i ricorsi delle associazioni hanno impedito di rilasciare brevetti sul vivente (che esso, malgrado la Convenzione, ha tentato di rilasciare), si trova con 15.000 richieste di "brevetti biotecnologici" giacenti.

Il 16/6/99: per aggirare tutti gli ostacoli, l'EPO (che si finanzia con le quote percepite per ogni brevetto) mette in atto un'idea "brillante": il suo CdA (Consiglio d'Amministrazione), andando ben oltre le competenze previste, inserisce ii più importanti articoli della direttiva 98/44 nel "Regolamento Applicativo" della Convenzione, producendo in tal modo un mostro: il nuovo Regolamento Applicativo (che autorizza i brevetti sul vivente) contraddice la Direttiva stessa (che vieta i brevetti sul vivente).
Nella riunione del CdA del 16/6/99 si sono astenuti dal voto Olanda, Principato di Monaco, Belgio, Spagna e Danimarca. L'Italia  è tra i 14 paesi che hanno espresso voto favorevole. I delegati italiani, membri del CdA, che hanno votato erano : il Ministro plenipotenziario Umberto Zamboni del Ministero Esteri e la dott. M. Grazia Del Gallo dell'Ufficio Brevetti del Ministero dell'Industria.

Il 1/9/99: come da programma annunciato, il 1/9/99, l'EPO inizia il vaglio dei brevetti "biotecnologici"giacenti: vengono rilasciati brevetti su piante ed animali modificati geneticamente, e viene concesso anche il brevetto per la clonazione dell'embrione umano, mentre il brevetto per la creazione di un embrione uomo-animale, prima presentato, viene ritirato grazie all'intervento di Greenpeace.

Nel 1999 - 2000: con un certo ritardo (il tutto  avvenuto nella solita segretezza) l'Europa viene a conoscenza del misfatto. Ma, poichè l'EPO non dipende dalla Corte di Giustizia Europea, nessuno può agire contro di esso, anche se tutti gli esperti di diritto internazionale interpellati decretano che la sua azione è stata illegale, in quanto il CdA non aveva la facoltà di stravolgere il senso della Convenzione introducendo una simile modifica nel Regolamento: una modifica della Convenzione richiede la partecipazione dei Governi di tutti gli Stati firmatari, con una Conferenza diplomatica.
Unica nazione ad intervenire per ritirare il voto espresso dai suoi rappresentanti nel CdA è la Germania, su iniziativa del Ministro della Giustizia.

 

Il 30/7/2000: scadono i temini per il recepimento della direttiva 98/44, ma solo tre nazioni su 15 li hanno rispettati, mentre svariati stati membri hanno espresso il loro dissenso. Vi è una volontà sempre più ferma e sempre più diffusa, non solo in Europa, ma nel mondo intero, di opporsi ai brevetti sul vivente.

Nel settembre 2000: l'EPO rende pubblica la bozza del testo di Revisione della Convenzione Europea sui Brevetti. L'annuncio di una Conferenza Diplomatica (tra tutti gli Stati aderenti alla Convenzione), in cui verrà discussa e votata questa bozza,  è già stato fatto il 24/2/2000. Con questa Conferenza l'Epo vuole, ovviamente, ratificare le modifiche già introdotte nel modo descritto.

Ma il testo rivela che il progetto dell'EPO ha mire assai più ambiziose di quella immaginabili. esso mira a:
1) un allargamento del campo di brevettabilità, con la cancellazione degli articoli 52/2 e 52/3 che elencano ciò che non può essere brevettabile (in particolare le scoperte)(1)
2) un allargamento di potere del suo Consiglio di Amministrazione, con l'inserimento di un paragrafo (art. 33/1b), in base al quale il CdA assumerebbe il potere di modificare le disposizioni della Convenzione (come ha già fatto il 16/6/99) per renderla conforme non solo alla legislazione comunitaria, ma anche ai trattati internazionali. Si fa preciso riferimento ad un allineamento con l'accordo TRIPS del WTO, al fatto che occorra evitare l'attesa delle procedure nazionali di recepimento "la cui durata ed il cui successo non possono mai essere certi", come pure evitare la necessità di conferenze di revisione, "con un vantaggio di tempo dell'ordine di svariati anni".
Secondo l'EPO, questo gli consentirebbe "di rispondere con flessibilità alle future necessità, in particolare in previsione della sua prossima espansione ad altri 28 stati membri".

Nel settembre 2000:  inoltre in discussione a Bruxelles un Regolamento Europeo sul Brevetto, che ha il fine di legare la Convenzione Europea sui Brevetti alla legge comunitaria. Esso farà in modo che quanto viene stabilito a Monaco dall'EPO diventi all'istante Regolamento Europeo.
L'UE entrerà a far parte degli Stati membri dell'EPO, in aggiunta ai 15 stati che la compongono, già tutti membri.

Premesso tutto ciò, noi Verdi riteniamo che la Conferenza di Revisione della Convenzione Europea sul Brevetto debba:

1) avere come primo fine quello di annullare la decisione che il suo CdA ha illegalmente preso il 16/6/99;

2) ribadire il divieto (già esistente nella Convenzione) ai brevetti sulla materia vivente, sia vegetale che animale, come richiesto dalla stragrande maggioranza dei cittadini europei. Tale divieto sarebbe l'unica vera garanzia per una sicurezza alimentare europea, dal momento che consentirebbe ai nuovi prodotti biotecnologici di passare il vaglio di una verifica "costi-benefici" e consentirebbe anche un reale confronto con i prodotti tradizionali. Oggi questo vaglio e questo confronto non esistono a causa dei brevetti che coprono i prodotti geneticamente modificati, e che rendono questi ultimi troppo interessanti per le industrie e troppo poco controllati ai fini di una vera tutela dei cittadini e del pianeta;

3) inserire un espresso divieto alla brevettazione delle parti del corpo umano. Questo divieto (che va di pari passo con un divieto alla clonazione dell'embrione umano)  una richiesta ormai generale a livello internazionale, in particolare dopo che la mappatura del genoma umano ha reso evidente quanto da noi Verdi e dalle ONG è stato sempre illustrato: che i brevetti sui geni umani costituiscono una barriera alla ricerca scientifica e ci portano a passi veloci verso l'eugenetica (selezione della razza umana).

Inoltre, avendo appreso che la delegazione di Governo italiana che si recherà il 20 - 29 novembre 2000 a Monaco per la Conferenza di Revisione della Convenzione, dovrebbe essere composta dagli stessi due funzionari del Ministero Esteri e del Ministero dell'Industria che sono i nostri rappresentanti nel CdA dell'EPO (Zamboni e Del Gallo), noti per il voto del 16/6/99, chiediamo al Presidente del Consiglio Amato, se egli non ritenga che:

1) Sia inaccettabile che un organo (in questo caso il CdA dell'EPO) sia incaricato di giudicare se stesso e di prendere decisioni su di un aumento di potere da conferire a se stesso.

2) Sia importante stabilire quali siano le competenze e le deleghe, dal momento che la questione dei brevetti sulla materia vivente non può assolutamente essere considerata una competenza esclusiva del Ministero dell'Industria (come fino ad oggi  stata considerata, ed  proprio su questo punto principale che si basa il ricorso italiano, olandese e norvegese contro la direttiva 98/44).

3) Sia necessaria (come richiede, per il Belgio, un'interpellanza della deputata belga Martine Dardenne al Ministro Picqué) una riunione interministeriale su tale argomento, che:
a) definisca la posizione dell'Italia (senza dimenticare che essa ha firmato il ricorso contro la 98/44);
b) definisca le competenze e le deleghe, e prenda, all'occorrenza, le distanze dall'EPO (magari anche essendo la prima nazione ad uscirne fuori in maniera dimostrativa) se le procedure che esso segue sono quelle di perpetrare l'illegalità, la sopraffazione dei diritti umani e la negazione di ogni sovranità degli Stati, da esso manovrati come marionette.

(1): nel Comitato "Diritti di brevetto" che discuteva sulla bozza di revisione della Convenzione, 9 delegazioni si sono espresse a favore del mantenimento degli articoli 52/2 e 52/3, 4 delegazioni,i n pi ù dell'EPO, si sono espresse contro, e 7 delegazioni hanno votato a favore di una soluzione intermedia che prevede il trasferimento degli art. 52/2 e 52/3 dalla Convenzione al Regolamento applicativo ("per consentire maggiore facilità di adattamento in caso di sviluppi economici, giuridici o tecnici")



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