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MANIFESTO
per la tutela del patrimonio genetico
Roma 22 marzo 1999
Il fallimento del vertice di Cartagena, dello scorso febbraio, nel quale 170 nazioni avrebbero dovuto concordare una normativa sulla diffusione degli alimenti transgenici, dimostra l'incolmabile contrasto tra due posizioni molto distanti: su di un fronte vi è la posizione delle grandi potenze economiche, le cui industrie (convertitesi da chimico-farmaceutiche a biotecnologiche), proprietarie dei brevetti sugli OGM (organismi geneticamente modificati), esigono una rapida diffusione e commercializzazione di questi ultimi in agricoltura e zootecnia; sull'altro fronte vi è invece la posizione dei Paesi del Sud del mondo (ai quali si deve la conservazione della biodiversità) che con il sistema dei brevetti sugli OGM rischiano il collasso economico ed una nuova forma di colonizzazione; cui si aggiunge la posizione (condivisa in gran parte dall'Unione Europea) di chi vede nell'alterazione del patrimonio genetico del pianeta una enorme minaccia per l'intera umanità.
Il CSA, Comitato Scientifico Antivivisezionista, anche quale rappresentante italiano all'interno di una coalizione di 38 Organizzazioni Non Governative (ONG) di tutta Europa, la ECOBP (European Coalition On Biotechnology Patents) si batte da numerosi anni contro questa minaccia ed in particolare contro la direttiva 98/44/CE, impugnata da Olanda ed Italia, che prevede la brevettabilità di geni, di parti del corpo e di interi organismi sia animali che vegetali, nonché di geni e parti del corpo umano.
L'approvazione a Strasburgo di questa direttiva, votata, dopo quella che lo stesso Presidente di Commissione Willy de Clerq ha definito come "la più vasta azione di lobby nella storia del Parlamento Europeo", in forma pressocché identica a quella rigettata nel '95 dallo stesso Parlamento, dimostra come i nostri oppositori riescano a condizionare in tutto il mondo la politica ed i mezzi d'informazione. Essi mirano, con la brevettazione degli OGM, al controllo di tutto quanto è vivente sul pianeta, ed in particolare al controllo del mercato più ambito, quello dell'alimentazione. Infatti, con il pretesto di una qualsiasi modifica genetica, cui segue il brevetto per tutta la pianta, essi fanno propria la varietà vegetale che imporranno sul mercato globale, per poi riscuoterne ogni anno i diritti, in quanto tali brevetti coprono tutta la discendenza della specie brevettata ed impediscono agli agricoltori di usare i semi del proprio raccolto.
Negli OGM vengono mescolati geni di specie anche lontane (geni di batteri e di animali con quelli di vegetali, geni di animali con geni umani). La loro brevettazione e diffusione nell'ambiente fa di noi le cavie inconsapevoli di un esperimento senza ritorno su scala mondiale e costituisce il più alto rischio che il pianeta e l'uomo abbiano mai conosciuto per:
- l'ambiente, dove i confini tra le specie, risultato di una lunghissima selezione naturale, verranno sconvolti, e dove la biodiversità sarà gravemente ridotta dalle scelte del mercato globale;
- la salute, poiché gli effetti nello spazio e nel tempo della diffusione e dell'assunzione di OGM, che si sono già spesso rilevati dannosi, non sono oggi in alcun modo prevedibili;
- i più elementari diritti umani, che vengono calpestati con la brevettazione di ciò che è vivente, ovvero con la privatizzazione di un patrimonio genetico collettivo;
- la dignità stessa della vita, sia umana che animale. L'animale, modificato e poi clonato, diventa prodotto industriale, ed i brevetti sulle parti del corpo umano trasformano in merce anche l'uomo;
- il progresso della scienza, in quanto questo verrà ostacolato dai brevetti che introducono il concetto di "segreto industriale" nella ricerca.
Riconoscendo alla ricerca scientifica il diritto ed il dovere di proseguire anche nel campo delle manipolazioni genetiche, purché esse avvengano in ambiente confinato, su microrganismi e cellule (senza immissione di OGM nell'ambiente),
noi denunciamo:
- il mancato rispetto, con la diffusione degli OGM, del Principio di Precauzione e della Convenzione sulla Biodiversità , sanciti ambedue a Rio de Janeiro, nel 1992;
- il mancato rispetto della Dichiarazione dell'ONU sul Genoma Umano (10/12/98), secondo cui il Genoma Umano patrimonio dell'Umanità e non può essere oggetto di attività commerciale;
- la totale assenza di una adeguata informazione e di un dibattito generale su questi temi di assoluta priorità, e la necessità di una presa di posizione chiara e ferma dell'Unione Europea, che tragga origine dalle scelte espresse dai cittadini.
Primi firmatari del MANIFESTO per la tutela del patrimonio genetico:
Dario Fo, Miguel Altieri, Gianfranco Amendola, Lucio Ardenzi, Gae Aulenti, Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Oliviero Beha, Alessandro Bergonzoni, Maurizio Calvesi, Luca Canali, Adriano Celentano, Licia Colò, Mino Damato, Oreste del Buono, Umberto Eco, Fabio fazio, Grazia Francescato, Rosalba Giugni, beppe Grillo, Viviane Lamarque, Vito Laterza, Fiorella Mannoia, dacia maraini, Giacomo Marramao, Lea Massari, Gianni Minoli, Augusta Monferini, Giulia Maria Mozzoni Crespi, Mini Ovadia, Desideria Pasolini, Fulco Pratesi, Fabrizia Pratesi, Franca Rame, Paolo Sylos Labini, Luigi Squarzina, Silvia Danesi Squarzina, Gabriele Salvatores, Gianni Tamino, Franco Tassi Vincino.