Percorso
Banner_no_viv
Banners
Gogodigital Paypal Donation
AcyMailing Module
Se vuoi sostenerci vai alla sezione
http://www.equivita.it/index.php/it/comesostenerci del nostro sito
Per continuare la nostra battaglia abbiamo bisogno di te
ANCHE UNA PICCOLA DONAZIONE PUO’ FARE LA DIFFERENZA
Biotecnologie e loro diffusione nel mondo
Ottobre 2011
9/10/2011
Tossine intelligenti contro i predatori divenuti resistenti
FONTE: Università dell’Ariizona, USA
Nature Biotechnology ha pubblicato uno studio del Prof. Bruce Tabshnik in cui viene dimostrato che con l’introduzione di in una modifica genetica nella struttura molecolare delle proteine chiamate “tossine Bt” di una pianta gm, si ottiene uno strumento nuovo per la lotta contro la resistenza, che sempre più frequentemente si sviluppa in alcuni predatori. Il gruppo di ricerca del Prof. Bruce Tabashnik, sostiene che tale modifica, pur se molto piccola, può distruggere le difese di alcuni predatori che normalmente resistono alle tossine B nella loro forma naturale (non modificata).
Tabashnik ha aggiunto. “Ancora non sappiamo, però, per quale ragione le tossine modificate sono così efficaci con alcune specie di predatori e non lo sono affatto con altre… Dai risultati di laboratorio si può pensare che le tossine modificate possano avere qualche utilità, ma lo si saprà soltanto qando faremo le prove in campo aperto”. La Pioneer (una delle principali multinazionali biotech) ha tuttavia ritenuto che i risultati ottenuti fossero sufficienti per investire una cifra considerevole nel proseguimento di questa tecnologia.
13/10/2011
Denuncia contro il marketing di alcuni prodotti chiamati “naturali”
FONTE:Cornucopia Institute, environmental leader (USA) –
L’Istituto non-profit Cornucopia ha accusato varie aziende, quali Kellogs, PepsiCo, e Whole Foods, di pratiche di marketing illecite, incolpandole di avere dichiarato in etichetta l’origine “naturale” di alcuni alimenti, nonostante essi contenessero pesticidi tossici e Ogm.
L’istituto fa rilevare che nessuna agenzia statale e nessun gruppo di certificazione ha dato una definizione chiara di quello che può corrispondere alla definizione di “naturale”. Un sondaggio tra i consumatori ha rivelato che per essi la parola “naturale” implicava assenza di pesticidi, erbicidi e Ogm, ed era anche preferibile, per la tutela della salute, alla parola “biologico”. L’istituto fa rilevare anche che alcune aziende hanno conquistato la fiducia dei clienti vendendo I loro prodotti come “biologici”, ma poi sono passati ad ingredienti non-biologici e hanno continuato a venderli come prodotti “naturali”.
Per quanto riguarda invece l’etichetta USDA “biologico certificato”, gli alimenti devono essere prodotti senza l’apporto di fertilizzanti derivati dalla petrolchimica, senza liquami di fogna, pesticidi sintetici tossici, e senza Ogm. Cornucopia dice pure che l’agrobusiness sta cercando di creare l’illusione che non vi sia alcuna differenza tra prodotto “naturale” e prodotto “biologico”, per ingannare i consumatori. Molti prodotti definiti “naturali” anche da marchi famosi contengono anche il 28% di Ogm.
Altri prodotti vengono infine venduti come “non contenenti Ogm”, mentre invece ne contengono.
17/10/11
Unione europea: riaperte le porte ai semi di lino canadesi, ma la contaminazione gm continua
FONTE: Gm-Freeze, Manitoba Co-Operator, Greenpeace Italia
La produzione canadese di semi di lino è ancora contaminata dalla varietà gm illegale CDC Triffid, ma l'Unione europea ha riaperto il proprio mercato alla derrata proveniente dal Canada. E' quanto si ricava dalle dichiarazioni del presidente del "Flax Council of Canada", Will Hill, che esprime soddisfazione per i "progressi" compiuti nell'eliminazione dell'agente contaminante, presente nel 4% dei campioni analizzati a fronte del 7% del 2010 e del 10% del 2009. Egli specifica che le esportazioni verso l'Europa sono limitate al solo mercato industriale, mentre resta fermo il divieto per quello alimentare. Secondo Hill, il problema del persistere della contaminazione potrebbe essere facilmente risolto con la modifica dei protocolli sperimentali, e cioè elevando a 0,1 anziché a 0,001 la soglia di tolleranza europea nei confronti dell'Ogm non autorizzato. Di diverso avviso la Ong britannica Gm-Freeze che ricorda come secondo la legge dell'Unione europea nessun Ogm non autorizzato possa entrare entro il blocco, quale che ne sia l'utilizzo. Sviluppato dall'Università dello Saskatchewan (Canada) e inserito nel registro nazionale delle varietà autorizzate nel 1998, il vegetale resistente a erbicidi Triffid CDC è stato deregistrato già nel 2001 su richiesta dei produttori di semi di lino, e mai coltivato a livello commerciale. Mentre la successiva distruzione delle riserve doveva assicurarne la definitiva eliminazione, Triffid è inaspettatamente ricomparso in Germania nel 2009. La contaminazione, inizialmente denunciata dai traders, è stata riscontrata da un rivenditore privato tedesco mentre è passata del tutto inosservata alle autorità di controllo europee. "La lezione da trarre dalla vicenda del Triffid", dichiara Pete Riley di Gm-Freeze, "è che è facile contaminare le sementi con tratti gm ma pressoché impossibile eliminarli. Chi crede che una coesistenza tra colture convenzionali e gm sia possibile s'inganna. Poiché i meccanismi di segregazione sono fallibili e gli Ogm non portano alcun beneficio a lungo termine occorre promuovere un'agricoltura libera da Ogm senza ulteriori esitazioni".
Altre info: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2010/agricoltura/contaminazione-lino-ogm.pdf
13/10/11
Messico: popolazioni selvatiche di cotone contaminate dalle piante trasngeniche
FONTE: SciDevNet, La Jornada
Geni provenienti da piante di cotone gm sono stati rinvenuti per la prima volta in popolazioni spontanee della coltura. Dopo il colza e l’agrostis stolonifera (graminacea molto usata per il manto erboso dei campi da golf), il cotone è la terza specie vegetale di cui sia stata accertata la contaminazione in piante spontanee.
La scoperta è avvenuta in Messico ad opera di sei ricercatori dell'Università Nazionale Autonoma del Messico (UNAM) e della "Commissione per la conoscenza e l'uso della biodiversità" (CONABIO), che hanno studiato il flusso genico verso popolazioni selvatiche della specie Gossypium hirsutum.
I ricercatori hanno rinvenuto transgeni di cotone modificato per resistere a insetti, erbicidi o antibiotici in quasi un quarto delle 270 sementi di cotone selvatico analizzate nell'ambito del loro studio. Uno dei semi contaminati proveniva da una pianta spontanea ubicata a quasi 755 chilometri dalla più vicina piantagione di cotone gm. Altri semi erano ibridi oltre la prima generazione poiché contenevano transgeni multipli e differenti. Secondo i ricercatori, le sementi possono essere state trasportate a grande distanza da camion che trasportavano semi per gli animali da allevamento o per la produzione di olio, da venti forti o deboli, acqua dolce o salata, oppure da uccelli e altri animali che se ne sono nutriti.
Norman Ellstrand, docente di genetica dell'Università della California, Riverside, ha fatto notare che questo è il primo studio che identifica transgeni in popolazioni non domesticate di cotone. Secondo Ellstrand lo studio dimsotra, inoltre, che il ruolo della dispersione delle sementi nel flusso di transgeni è stato finora sottovalutato. Il flusso di geni tra piante coltivate di cotone gm e loro parenti selvatiche riduce la diversità genetica della coltura. Ciò causa danni all'ambiente, all'alimentazione e alla salute, ed ha implicazioni di ordine legale e commerciale.
In quanto centro di origine e diversificazione del Gossypium hirsutum, specie di cotone più coltivata al mondo, e di molte altre (mais, cacao, fagiolo ecc ...), il Messico è considerato una delle culle dell'agricoltura mondiale. Dall'inzio delle prime semine sperimentali, gli scienziati hanno denunciato il rischio che i transgeni si diffondessero al di là delle zone designate, e, cosa ancor più grave, nelle zone di origine. Il cotone gm, tuttavia, è stato coltivato in forma sperimentale nel nord del paese a partire dal 1996 e oggi copre migliaia di ettari di terra.
10/11
Stati Uniti: "Right2Know March" per l'etichettatura dei cibi transgenici
FONTE: Right2Know March
(http://www.right2knowmarch.org)
Si è tenuta negli Stati Uniti la prima marcia della storia del paese per l'etichettatura degli Ogm alimentari. La “Right2Know March” è partita da New York, davanti al palazzo delle Nazioni Unite, il 1° ottobre, ha attraversato quattro stati della costa atlantica e si è conclusa a Washington, davanti alla Casa Bianca, il 16 ottobre, nella giornata mondiale dell'alimentazione.
Accanto ad agricoltori, organizzazioni della società civile, esponenti dell'industria del biologico e cittadini hanno sfilato personaggi chiave della campagna anti-Ogm internazionale come Joseph Wilhelm (ideatore delle marce europee anti Ogm 2007 e 2009), Percy Schmeiser (vincitore di un'importante controversia legale contro la Monsanto), Vandana Shiva (attivista e ambientalista indiana) e Frances Moore Lappé (autrice del bestseller "Diet for a Small Planet").
Nei mesi scorsi, eventi come la deregolamentazione dell'erba medica gm, l'azione legale preventiva lanciata contro la Monsanto da agricoltori biologici e imprese sementiere, la realizzazione di un fatturato di quasi 29 miliardi di dollari da parte dell'industria del biologico per il 2010 e l'emanazione di linee guida per l'etichettatura degli Ogm da parte del Codex Alimentarius hanno preparato il terreno per la marcia.
Attualmente, il 60-70% dei cibi lavorati in vendita negli Stati Uniti contiene Ogm e la maggioranza degli animali da allevamento è alimentata con mangimi contenenti Ogm. Ciononostante, gli alimenti gm o contenenti Ogm non recano etichette di riconoscimento in virtù del principio della sostanziale equivalenza tra alimenti transgenici e tradizionali imposto dalla Food and Drug Administration (FDA) a partire dal 1992. Tale principio, già contestato da esperti dell'agenzia governativa nei primi anni '90, è oggi apertamente denunciato come a-scientifico da scienziati e osservatori internazionali.
Dichiara Frances Moore Lappé: “Esattamente come è avvenuto per la carne bovina prodotta in allevamenti intensivi, ora concausa dimostrata di malattie cardiache, impoverimento delle falde acquifere, resistenza agli antibiotici e altro, nessun cittadino è stato mai chiamato a dire la propria sul rapporto tra rischi e benefici delle colture gm. Quando una sola società, Monsanto, detiene l'85% di tutto il germoplasma geneticamente modificato e può controllare interamente il mercato delle sementi commerciali, è tempo di domandarsi se viviamo realmente in una democrazia”.
06/10/11
Cina: STOP alla produzione di cereali e soia gm per i prossimi 5-10 anni
FONTE: Third World Network (TWN), Economic Observer, Greenpeace East Asia
Per i prossimi 5-10 anni la Cina non produrrà riso, frumento o soia gm. Lo riferisce l'Economic Observer, settimanale finanziario cinese, citando una fonte vicina al ministero dell'Agricoltura. Più incerta, invece, la sorte del mais, che il governo cinese ritiene più facilmente accettabile dalla popolazione perché non destinato direttamente al consumo umano, ma principalmente a quello animale. L'indiscrezione sarebbe confermata dal "Piano 2011-2020 per lo sviluppo di una moderna industria delle sementi” di prossima pubblicazione, che non contemplerebbe lo sviluppo di varietà gm per i cereali e per la soia.
In Cina, attualmente, nessuna coltura agricola gm è coltivata a livello commerciale, ma una varietà di mais e due varietà di riso gm si sono aggiudicate certificati di biosicurezza nel 2009, come primo passo per una possibile autorizzazione. L'evento ha sollevato proteste dentro e fuori il paese. Il riso, infatti, è alimento base per 1,3 miliardi di persone e qualsiasi decisione sulla coltura deve essere ponderata attentamente oltre che sottoposta al vaglio della popolazione. Critiche più specifiche, inoltre, si sono appuntate su una delle due varietà di riso gm approvate dalle autorità sanitarie. Nel corso di un seminario organizzato dal Consiglio di Stato, infatti, l'esperto di ibridazione Tongpinya ha fatto notare che il riso Bt Shanyou 63 altro non è che la varietà geneticamente manipolata di un ibrido sviluppato nel 1981 e in seguito interamente ritirato dal mercato. La fonte interna al ministero dell'Agricoltura, inoltre, ha dichiarato all'Economic Observer che nessuna delle sementi gm sviluppate nei laboratori nazionali contiene geni capaci di accrescere la produttività delle colture. La società civile incassa con soddisfazione questo primo risultato esortando il governo a ripensare globalmente la propria politica sugli Ogm e a dirottare a favore di una moderna agricoltura ecologica gli ingenti investimenti finora inutilmente riversati nelle biotecnologie.
20/10/11
FAO: progressi nell'approvazione delle linee guida volontarie sulla gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste
FONTE: FAO Radio Mundo Real, FIAN (http://www.radiomundoreal.fm)
Il Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale della FAO, riunito in sessione plenaria a Roma dal 17 al 22 ottobre, ha approvato al 75% le “Linee guida volontarie per la gestione responsabile della terra, dei territori di pesca e delle foreste”. In gestazione dal 2009, il documento è notevole non soltanto per il contenuto, ma anche in quanto frutto del lavoro condiviso di governi e società civile, riunitisi prima della 37° sessione del Comitato per un intenso round di negoziazioni.
E’ stato rispettato l’intento primario di fare delle linee guida uno strumento per difendere la proprietà delle risorse naturali delle popolazioni maggiormente colpite dalla fame (specie tra agricoltori, pescatori, popoli indigeni ecc …), e di conseguenza la difesa di queste ultime. Importanti passi avanti sono stati fatti, poi, nel riconoscimento della proprietà collettiva e consuetudinaria della terra, fondamentale in paesi del mondo come Africa e Asia, in cui le ricchezze naturali sono saccheggiate da società private o governi stranieri col pretesto che sono inutilizzate, improduttive o non soggette a proprietà privata. Anche il riconoscimento della proprietà informale è uscita rafforzata dalle negoziazioni, in quanto si è tornato a parlare di redistribuzione delle risorse. Rimandata a una nuova sessione negoziale che dovrebbe tenersi all'inizio del nuovo anno la discussione su altri temi importanti, come la regolamentazione degli investimenti per l'acquisto della terra, e la messa a punto di dispositivi legali che rendano più cogenti le linee guida approvate. Le linee guida volontarie, infatti, non hanno carattere vincolante per gli stati, ma costituiscono un punto di riferimento per l'elaborazione di strategie, politiche e legislazioni, nonché uno standard internazionale condiviso o diritti.
10/11
G20: Appello di 450 economisti ai ministri delle finanze: "Contro la speculazione finanziaria sul cibo per combattere la fame"
FONTE: World Development Movement (WDM)(www.wdm.org.uk)
Alla vigilia del G20 450 economisti di ogni parte del mondo hanno rivolto un appello pubblico ai ministri delle finanze per esortarli a prendere provvedimenti contro la speculazione finanziaria sui prezzi del cibo che nei soli ultimi 6 mesi del 2010 ha contribuito ad affamare 44 milioni di persone. Mentre, infatti, l'incremento dei prezzi dei generi alimentari nel lungo periodo è riconducibile a una pluralità di fattori (cambiamenti climatici, incremento della domanda di agro-carburanti, divieti di esportazione, cambiamenti delle abitudini alimentari nei paesi in via di sviluppo ecc ...), la loro volatilità e repentino incremento, registrati dapprima nel biennio 2007-2008 e di nuovo a partire dalla fine del 2010, sono da imputare principalmente alla speculazione finanziaria sui derivati delle materie prime (vedi anche rapporto elaborato da FMI, OCSE e altre organizzazioni internazionali per il G20 dello scorso giugno*)Gli economisti hanno chiesto ai ministri di porre limite alle quote di mercato dei derivati sulle materie prime agricole che possono essere deteneute dagli speculatori. I erivati infatti possono esserescambiati in borsa senza che ciò comporti lo spostamento di merci fisiche ma ciò che avviene sul mercato finanziario al contrario condiziona l’andamento dei prezzi degli alimenti veri e propri.
*“Price Volatility in Food and Agricultural Markets: Policy Responses"
OGM, prima tappa
nella strategia di controllo del mercato globale del cibo
Già nel 1997 George Monbiot, parlando di Ogm, scriveva su “the Guardian”: “ Con rapidità sorprendente un gruppetto d’imprese sta cercando di prendere il controllo della produzione e commercializzazione della merce più importante del mondo: il cibo (…) minacciando le ultime due roccaforti in grado di opporvisi: la normativa degli Stati e la libera scelta dei consumatori.”
Le promesse fatte sugli Ogm, dalle multinazionali biotech, di un’agricoltura più produttiva e meno inquinante, sono ormai state smentite da numerosi dati scientifici, che rivelano invece una riduzione della produttività del 10% circa ed un uso quadruplicato di diserbanti chimici: infatti la maggioranza degli Ogm, essendo modificati per “resistere” all’azione dei diserbanti, ne incentiva l’uso (consultare il rapporto IAASTD dell’ONU firmato da 400 scienziati indipendenti). La domanda che sorge fatalmente a questo punto è: “Allora perché?”
Uno sguardo agli eventi degli ultimi quindici anni potrà essere illuminante.
Come è stata aggirata la normativa
Le aziende chimico-farmaceutiche - divenute anche “biotech” per soddisfare la loro ricerca continua di nuovi mercati - hanno ottenuto, grazie all’azione sul mondo politico di lobby potentissime, che il lancio di piante e animali geneticamente modificati fosse accompagnato, sia in USA che in UE, dal varo di nuove leggi brevettuali: quelle che, con il pretesto della modifica genetica, hanno consentito i brevetti sulla materia vivente. Questa rivoluzione, o “mostruosità” giuridica, che permette al detentore del brevetto di riscuotere copiosi diritti ad ogni risemina (il brevetto si estende a tutta la discendenza) ha il fine di consentire ad un numero ridotto di aziende il controllo della produzione e della distribuzione del cibo nel mondo intero. Ha anche il fine di privatizzare il bene comune in assoluto più importante: la materia vivente del pianeta. In questa strategia le multinazionali sono sempre state aiutate da organismi internazionali, non elettivi, che sfuggono al controllo democratico, come il WTO e come l’EPO, Ufficio Europeo dei Brevetti, giunto fino a modificare, nel ’99, la Convenzione Europea dei Brevetti - sulla quale esso era stato costituito, senza il voto dei paesi aderenti.
Il controllo su tutta la filiera: dalla semina fino al piatto.
Ma le aziende biotech, poco dopo, sono andate ancor oltre, nel chiedere brevetti su piante e animali ottenuti con metodi tradizionali, senza uso di biotecnologie, come pure nel voler coprire ogni fase della produzione, dal campo fino al piatto. Dobbiamo alle Ong che a Monaco di Baviera presidiano l’EPO il ritiro del brevetto già concesso sul riso Basmati e il rifiuto per quello sull’albero di Neem. Tuttavia, le richieste di brevetti su prodotti tradizionali sono raddoppiate tra il 2007 e il 2009 e alcuni sono stati concessi. Ad esempio, la Monsanto ha ottenuto il brevetto sui prodotti alimentari derivati dalle “sue” piante gm, e oggi pretende la proprietà privata della bistecca e della pancetta derivate da suini nutriti con i “suoi” Ogm.
Lo scorso 27 aprile è stata rilanciata dalle Ong la campagna iniziata nel 2007, intitolata “No ai brevetti sulle sementi” (www.no-patents-on-seeds.org). Si concluderà con una marcia il 20 luglio, data alla quale la Corte d’Appello dell’EPO emetterà la sentenza sul brevetto EP1069819 concesso alla specie “Brassica” (broccolo tradizionale). Questo brevetto, da tempo impugnato dalle associazioni, è stato scelto come “caso giuridico” in base al quale sarà deciso se Si o No si possono brevettare le piante tradizionali.
Per aderire alla campagna, scrivere a <[email protected]>
In attesa di poter agire per una revisione generale delle leggi brevettuali in tutto il mondo, possiamo solo sperare che l’EPO prenda coscienza dei danni derivanti dalla privatizzazione della materia vivente e dalla concentrazione dei mercati alimentari. Essi sono in particolare: crescita dei prezzi, riduzione della biodiversità, maggiore dipendenza degli agricoltori, ma, più di ogni altra cosa … riduzione della sicurezza alimentare, con aumento della fame nel mondo.
DICHIARAZIONE DEI MEMBRI DELLA SOCIETA' CIVILE INTERNAZIONALE CHE SI OPPONGONO AL "MILLENNIUM ROUND"
o ad un nuovo turno di negoziati sul commercio onnicomprensivo.
(firmato fino ad ora da 1114 Organizzazioni di 87 Paesi)
Il 29 novembre 1999, i governi del mondo si incontreranno a Seattle, US, per la Terza Conferenza Ministeriale del WTO (World Trade Organisation). Noi, sottoscritti membri della società civile internazionale, ci opponiamo ad ogni tentativo di estendere i poteri del WTO con un nuovo accordo di liberalizzazione dei mercati. I governi dovrebbero. al contrario, rivedere e rettificare le carenze del sistema ed il regime stesso del WTO.
I1 fine degli Uruguay Round Agreements e dell'istituzione del WTO era quello di accrescere la ricchezza e la prosperità globali, insieme al benessere di tutte le persone, in tutti gli stati membri. In realtà, invece, il WTO ha contribuito negli ultimi cinque anni a concentrare la ricchezza nelle mani di pochi, ad aumentare la povertà per la maggioranza della popolazione mondiale, ed a determinare dei modelli di produzione e di consumo insostenibili.
Gli Accordi Uruguay Round hanno utilizzato l'apertura dei mercati per favorire le società transnazionali a detrimento delle economie nazionali, dei lavoratori, degli agricoltori e delle altre persone, nonchè dell'ambiente. Inoltre il sistema, le regole e le procedure del WTO non sono democratici, né trasparenti, né responsabili, ed hanno agito in modo da emarginare la maggioranza della popolazione mondiale.
Tutto questo è avvenuto nel contesto di un incremento dell'instabilità economica globale, del collasso delle economie nazionali, di un incremento dell'ingiustizia, sia all'interno delle nazioni che tra di esse, e di un incremento del degrado ambientale e sociale come conseguenze dell'accelerazione del processo di globalizzazione.
I governi che dominano il WTO e le società transnazionali che hanno beneficiato del sistema WTO hanno rifiutato di riconoscere e di affrontare questi problemi. Al contrario. essi stanno premendo per una ulteriore liberalizzazione, con l'introduzione di nuove tematiche nel WTO. Questo porterà alla esacerbazione della crisi che deriva dal processo di globalizzazione e dal WTO.
Ci opponiamo ad ogni trattativa per una ulteriore liberalizzazione, in particolar modo a quelle trattative che vogliono inserire nuove aree nel regime del WTO, come ad esempio gli investimenti, le regole sulla competizione e quelle sugli appalti pubblici. Ci impegnamo a batterci per rifiutare qualunque proposta del genere. Ci opponiamo anche all'accordo TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights).
Ci appelliamo per una moratoria su ogni nuovo argomento o su ogni ulteriore trattativa che allarghino il campo d'azione ed il potere del WTO. Durante questa moratoria ci dovranno essere una revisione completa ed approfondita ed una valutazione degli accordi esistenti. Passi concreti dovranno poi essere fatti per cambiare oli accordi. Una tale revisione dovrà riguardare l'impatto del WTO sulle comunità emarginate. Io sviluppo. Ia democrazia, l'ambiente. Ia salute, i diritti umani, i diritti del lavoratore ed i diritti di donne e bambini. La revisione dovrà essere operata con la piena partecipazione della società civile.
Il fallimento del Multilateral Agreement for Investiment (MAI) dell'Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD) dimostra l'ampia opposizione pubblica alla deregulation dell'economia globale, al crescente dominio delle corporazioni transnazionali, al crescente sfruttamento delle risorse ed al degrado ambientale.
Una revisione del sistema costituirà per la società un'opportunità per cambiare l'attuaie corso, per sviluppare un sistema internazionale alternativo, etico e sostenibile. di relazioni riguardanti il commercio e gli investimenti mondiali.
L’incredibile storia dei brevetti sulla materia vivente
Fabrizia de Ferrariis Pratesi
La legge brevettuale degli Stati Uniti – che ha molto influenzato le leggi internazionali - è stata concepita nel XIX secolo (tempo in cui la tecnologia USA era arretrata rispetto a quella europea), con una interpretazione molto particolare della parola “novità” (questo il requisito più importante per ottenere un brevetto): essa consentiva (e consente anche oggi con il “Patent Act” che risale al 1952) di richiedere un brevetto su qualsiasi innovazione sconosciuta su territorio nazionale e non descritta in alcuna pubblicazione straniera.
A tale stranezza si è aggiunta, sempre in USA, la sentenza del 1980 della Corte Suprema, che ha consentito al microbiologo Chakrabarty di conseguire il brevetto su di un batterio geneticamente modificato: il primo organismo vivente ad essere brevettato nel mondo!
Da quel momento in poi, come preannunciato da Jeremy Rifkin, furono consentiti in USA, e poi nel resto del mondo, brevetti su qualsiasi essere vivente, o sua parte, con la sola esclusione del corpo umano intero, ma non delle sue parti, né del suo embrione.
Questa legge fu subito ripresa dal Giappone. Poi nel 1998 dall’Europa, con la direttiva europea 98/44, nonostante l’azione molto forte di una coalizione di 28 Ong che tentarono di far sentire la loro voce... Impresa disperata, impossibile, davanti a quella che lo stesso relatore della direttiva, de Clercq, chiamò “la più forte azione di lobby nella storia del Parlamento Europeo”. Non vi era da stupirsi: le industrie chimico-farmaceutiche, alla ricerca di nuovi mercati e di nuovo potere, avevano investito cifre colossali nelle biotecnologie, chiamate “ l’oro del XXI secolo”.
Con la direttiva 98/44 il brevetto sul vivente viene consentito sfruttando il pretesto di una modifica genetica introdotta nell’organismo (ma talvolta anche senza: i geni umani, ad esempio, vengono brevettati quali sono, nel momento della scoperta). I brevetti sul vivente, coprendo tutta la discendenza, producono diritti (o royalties) ad ogni ciclo riproduttivo della pianta o dell’animale: rappresentano dunque, per chi ha conseguito il brevetto … un business colossale.
Ma l’opposizione a tali brevetti prosegue in Europa anche dopo l’approvazione della direttiva 98/44. Due associazioni antivivisezioniste: l’italiana “Equivita”, (all’epoca “Comitato Scientifico Antivivisezionista”) e la olandese “Dierenbescherming”, inducono i loro rispettivi governi a presentare ricorso contro di essa alla Corte Europea del Lussemburgo. La Norvegia sottoscrive il ricorso anch’essa, grazie agli accordi commerciali con la UE. Ma il ricorso dopo due anni viene respinto…
Incongruenze e illegalità che hanno caratterizzato la strategia, a molti ignota, della privatizzazione della materia vivente. Eccone un elenco molto parziale:
1) Non sono stati rispettati diversi trattati internazionali come: la Convenzione sulla Biodiversità di Rio de Janeiro (1992), la Convenzione sulla Bioetica del Consiglio d’Europa (1996), la Dichiarazione dell’Unesco in difesa del Genoma Umano (1997), fatta propria dall’Assemblea Generale dell’ONU e inserita nella Dichiarazione dei Diritti Umani.
2) Non è stato salvato il “bene comune” più importante: il patrimonio genetico del pianeta. Neppure è stato rispettato il concetto stesso del brevetto, che premia sempre un’invenzione, mai una scoperta
3) L’EPO (Ufficio Europeo dei Brevetti) nato nel ’73 per uniformare la legislazione brevettuale europea di 19 nazioni per mezzo della EPC, la Convenzione Europea sui Brevetti (che, di fatto vieta i brevetti sul vivente) ha sempre agito in maniera ambigua.
Esso ha innanzitutto modifico, senza consultare gli Stati firmatari, la EPC nel suo regolamento applicativo, in modo da poter brevettare piante e animali prima ancora dell’approvazione della direttiva europea 98/44, (che comunque non lo autorizzava a farlo, dal momento che alla convenzione aderivano Stati non appartenenti alla UE).
4) L’uso della “biopirateria” (prelievo nascosto di piante o animali nei paesi in via di sviluppo, dove la biodiversità è stata maggiormente conservata) non conosce più limiti, in quanto gli accordi internazionali sono fortemente influenzati dal “Patent Act” degli USA (vedi sopra).
5) La direttiva 98/44, che riprende (anche in questo) la legge statunitense, autorizza i brevetti sulle parti del corpo umano: ciò reca un grave freno alla ricerca scientifica, aumentandone in modo smisurato i costi (in particolare dove il brevetto copre un gene responsabile di qualche malattia). Un esempio: Il giorno in cui Craig Venter, annunciando il desequenziamento del Genoma Umano (giugno 2000) dichiara di voler donare tale patrimonio di conoscenza all’Umanità, egli ha in realtà già brevettato molte migliaia di geni (circa 6.500).
6) I brevetti sulle parti del corpo umano possono inoltre essere rilasciati senza il consenso dei loro proprietari: vedi il caso di John Moore, che si è visto brevettare delle cellule della milza senza essere neppure interpellato.
A quali limiti estremi vogliono giungere i brevetti sul vivente:
L’EPO è divenuto lo strumento, in Europa, per l’attuazione di questa guerra sotterranea di conquista condotta con gli Ogm (armati di brevetto). Gli Ogm, non avendo recato alcuno dei benefici promessi (né aumento di produzione, né riduzione dell’inquinamento, ma il contrario di tutto ciò) hanno reso evidente che la loro introduzione sul mercato ha avuto il fine primario di trasformare in proprietà privata il bene comune più prezioso: le risorse genetiche del pianeta,.
Oggi le industrie biotech conseguono, grazie all’EPO, il brevetto anche sull’intera filiera alimentare della pianta o dell’animale brevettato (ad esempio, sta per essere rilasciato all’Australia un brevetto sull’orzo che ricopre anche il pane, la pasta e la birra che ne derivano). Ma ciò che maggiormente preoccupa i cittadini europei - quando consapevoli di quanto sta avvenendo - è che l’EPO ha iniziato il rilascio di brevetti su piante e animali riprodotti con metodi convenzionali, ovvero “essenzialmente biologici”, per i quali né la Convenzione Europea dei Brevetti, né la Direttiva europea 98/44 danno l’autorizzazione. E’ stato scelto come “caso giuridico” o caso emblematico di questi brevetti: il broccolo EP10698199. Per questo brevetto era stato presentato un ricorso 3 anni, sul quale era in programma per il 26 ottobre una sentenza finale, da lungo attesa. Tale sentenza è stata all’ultimo momento annullata e il brevetto è stato convalidato! (vedi i Comunicati Stampa di Equivita, qui di seguito allegati).
Va detto che i brevetti su piante o animali riprodotti con metodi convenzionali erano già stati talvolta ottenuti (ad esempio per il tradizionale riso indiano Basmati e per l’albero di Neem, anch’esso di millenaria tradizione indiana, vedi qui sopra il punto 4) ma l’intervento molto energico delle ONG che sorvegliano l’opera dell’EPO, ne aveva ottenuto la restituzione.
Va inoltre sottolineato che L’EPO non dipende da alcuna Corte europea o internazionale, non essendo organo dell’Unione Europea, Questa extraterritorialità costituisce la sua forza. Contro i brevetti che esso rilascia si possono presentare ricorsi soltanto alla sua Corte interna (High Board of Appeal), che talvolta accoglie le istanze della Società Civile … ma molto spesso, non essendo una corte indipendente, riesce ad imporre la sua, a dir poco discutibile, interpretazione della legge (come nel caso recente del broccolo).
Il 26 ottobre scorso, data della mancata udienza sul broccolo, il Comitato Scientifico EQUIVITA, insieme alla coalizione europea “No patents on seeds”, di cui fa parte, e insieme ad una folta rappresentanza di cittadini e agricoltori, ha manifestato a Monaco davanti alla sede dell’EPO per dire “BASTA”.
La manifestazione ha avuto come scopo quello di indurre i Governi degli Stati Membri della UE e in particolare i Ministri dell’Agricoltura a non riconoscere i nuovi brevetti e a dotarsi di nuove leggi nel caso le leggi attuali non consentissero l’opposizione ad eventi di tale illegalità.
Considerazioni complementari:
Va ricordato che i brevetti sulla materia vivente fanno parte di una politica globale di privatizzazione che è uno dei pilastri dell’ideologia fino ad oggi imperante: il neoliberismo. Questa ideologia, propagandata da economisti e politici di ogni parte del mondo, ha fatto in modo che, senza saperlo, delegassimo ogni potere ad alcuni organismi internazionali (primo fra tutti il WTO, Organizzazione Mondiale per il Commercio). in modo che ogni decisione fosse presa dalle grandi corporations e dai governi più forti. Nelle loro mani erano le redini della politica e dell’economia mondiali, ed essi raramente prendevano in considerazione le difficoltà dei paesi invia di sviluppo, la tutela dell’ambiente, della salute, dei diritti umani.
Secondo il GATS, accordo generale sul commercio dei servizi (che fa parte del WTO) dovranno essere privatizzati, oltre ai beni comuni come l’acqua e le risorse genetiche (di cui abbiamo parlato qui) anche i “servizi”, ovvero: sanità, assistenza, istruzione, trasporti, energia e via dicendo … insomma tutto ciò costituisce lo stato sociale, tutto ciò che rappresenta le conquiste sociali di lunghi secoli di storia e di lotta per raggiungere la democrazia.
Le privatizzazioni ottenute con i brevetti sul vivente stanno accrescendo la differenza tra ricchi e poveri, stanno aumentando le ingiustizie sociali. Per quanto riguarda l’agricoltura esse fanno in modo che i paesi poveri perdano la loro sovranità e sicurezza alimentare (con gli agricoltori trasformati in “mezzadri” delle multinazionali d’occidente), che trascurino l’agricoltura di sostentamento necessaria a sfamare le loro popolazioni per destinare le coltivazioni all’esportazione (soprattutto all’alimentazione del bestiame di cui i paesi ricchi fanno un consumo smodato).
Conclusione:
Per salvare il bene comune più prezioso del pianeta, il suo Patrimonio Genetico, il Comitato Scientifico EQUIVITA si appella a tutti gli Stati Membri della UE affinché:
1) non vengano oggi consentiti in Europa i brevetti sulle piante convenzionali;
2) l’Unione Europea inizi al più presto una revisione della direttiva 98/44, dando l’avvio nel mondo intero ad un divieto globale ai brevetti sulla materia vivente.
Cosa c'è dietro all'allargamento dell'Unione Europea
Articolo di George Monbiot
Fonte: The Guardian
16/12/99
Dopo il fallimento del vertice di Seattle i ministri inglesi hanno detto che mai più avrebbero tentato di imporre un regime contrario alla democrazia, ai paesi in via di sviluppo ed alla salute umana. E' la terza volta che hanno fatto questa promessa: per la terza volta questa promessa è subito stata infranta.
Diciotto mesi fa quando il MAI (Multilateral Agreement on Investment) fu per la prima volta affondato, il Governo inglese ci assicurò che aveva imparato la lezione. Il nuovo trattato sul quale intendeva negoziare avrebbe difeso l'ambiente ed i paesi in via di sviluppo. Quando tutto ciò si rivelò falso e le trattative fallirono nuovamene i ministri giurarono che l'ambiente ed i diritti umani sarebbero stati lo scopo centrale di ogni futuro accordo. Come testimoniano alcuni documenti trapelati, è bastata una settimana ai rappresentanti europei per decidere di spostare l'intero programma MAI al vertice del WTO di Seattle. Ed è stato fatto; ma l'esposizione pubblica e le divisioni hanno fatto fallire il vertice. Ancora una volta meno di quindici giorni sono stati loro sufficienti per lanciare il nuovo tentativo di aprire la strada alla presa di potere delle corporazioni sul mondo intero. Al vertice di Helsinki dei leaders Europei della settimana scorsa lo schema alternativo ha iniziato ad essere applicato.
L'espansione europea ha diversi benefici potenziali per coloro che entrano a far parte della UE- democratizzazione, diritti umani e relazioni pacifiche con i vicini - ma questi non sono i fini principali dell'espansione. L'espansione dell'Unione Euorpea è uno dei progetti principali elaborati e controllati da un oscuro gruppo di lobby che negli ultimi quindici anni ha influenzato, con pugno di ferro, la politica di Bruxelles.
La Tavola Rotonda degli Industriali (ERT) è un'alleanza di dirigenti delle principali aziende europee, il cui fine è di elaborare la politica da far adottare alla Commissione Europea. Fino ad oggi l'ERT ha avuto un successo sorprendente. Il "Single European Act" è stato abbozzato non dalla Commissione Europea, ma da Wisse Dekker, presidente della Philips e successivamente presidente dell'ERT. La sua proposta è stata la base della Carta Bianca della Commissione Europea del 1985. L'ERT ha programmato e indirizzato l'applicazione del Single European Act sin da allora. I piani di espansione che i capi di Governo euorpei hanno appena approvato sono stati elaborati da Percy Barnevik, capo della Swedish Company Investor AB e presidente di un gruppo di lavoro dell'ERT.
La Tavola Rotonda (ERT) ha insistito non solo perchè l'Unione Europea si espandesse esattamente nella modalità poi concordata a Helsinki, ma anche affinchè i nuovi membri fossero obbligati a deregolamentare e privatizzare le loro economie e ad investire in modo massiccio nelle infrastrutture per il trasporto su lunga distanza. La UE ha accettato tutte le sue principali richieste. Fino a luglio di quest'anno il ministro inglese responsabile dell'approvazione di questi cambiamenti è statoLord Simon. Prima di divenire ministro Lord Simon era vicepresidente dell'ERT.
Il fine che è dietro questi programmi diventa evidente quando si vengono a conoscere le altre attività svolte dai gruppi di lobby delle corporazioni. Dal 1995 la Commissione Europea, pressata dall'ERT a da altri gruppi legati al commercio, ha silenziosamente preparato un mercato unico con gli US.
La Transatlantic Economic Partnership è un organismo che agisce in modo più lento e più sottile che non il WTO o il MAI. Esso si prefigge di abbattere una dopo l'altra le "barriere nei regolamenti" che possono impedire un libero scambio di beni e servizi tra America ed Europa. Quello che in pratica ciò significa è che nel momento in cui un prodotto è stato approvato in un luogo del nuovo blocco commerciale deve essere accettato ovunque. Ad esempio, se il governo US decide che gli ormoni di crescita iniettati nel bestiame non comportano pericolo l'Europa dovrà adottare anch'essa questo standard legislativo.
Il piano generale si sta adesso attuando. Un'Europa più estesa farà parte di un unico blocco commerciale con gli US, il Canada ed il Messico, i cui mercati sono già stati integrati per mezzo del NAFTA (North American Free Trade Agreement). Il NAFTA crescerà in modo da inglobare tutte le Americhe ed i Caraibi. Il senato ha già approvato una legge (l'Atto per la Crescita e l'Opportunità dell'Africa) che forza i paesi africani ad accettare le regole commerciali del NAFTA. In quanto alla Russia ed all'Asia, vengono messe in linea dall' International Monetary Find.
Non manca molto, in altre parole, al momento in cui solo una minoranza di nazioni si troverà fuori dal nuovo ordine mondiale legalmente armonizzato, ed in cui esse saranno velocemente obbligate ad unirvisi.
Prima che il nuovo WTO sia pronto alla rinegoziazione, esso stesso sarà divenuto irrilevante, perchè il suo compito sarà già stato svolto. Il mondo consisterà in unico mercato non regolamentato, controllato dalle industrie multinazionali, in cui non vi sarà alcuna possibilità di sopravvivenza per qualsivoglia legge intesa a proteggere l'ambiente o i diritti umani.
Come hanno dimostrato i passati insuccessi subiti da chi voleva imporre questo piano, simili progetti possono sopravvivere solo all'oscuro; l'esposizione li fa avvizzire e morire. Se vogliamo ostacolare questo nuovo progetto globale per il nostri pianeta, dobbiamo portarlo alla luce.