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APPELLO MONDIALE di NO Patents on Seeds!
FERMIAMO LA “MONSANTIZZAZIONE" DEL CIBO, DELLE SEMENTI E DEGLI ANIMALI!
No ai brevetti sulle sementi, le piante e gli animali!
Associazioni di agricoltori di tutto il mondo, allevatori, istituzioni delle Nazioni Unite e organizzazioni che si occupano di sviluppo e di ambiente hanno ripetutamente sollevato enormi preoccupazioni sull’aumento della monopolizzazione di sementi e di animali attraverso i brevetti nel corso degli anni più recenti. La perdita di autonomia e l’innalzamento del debito degli agricoltori, la riduzione delle varietà di piante e animali, e le sempre più crescenti restrizioni per attività di allevamento e di ricerca rappresentano alcuni degli effetti più preoccupanti di questa tendenza. Ma nonostante questa allarmante situazione non è stato attualmente preso alcun provvedimento legale per fermarla. Al contrario, secondo un’indagine recente sulle domande depositate presso l’Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale (WIPO), le grandi aziende internazionali delle sementi cercano sempre più di imporre il proprio monopolio senza preoccuparsi delle conseguenze sulla sicurezza alimentare mondiale e sulla capacità di sostentamento degli agricoltori di tutto il mondo. Lo dimostrano le recenti domande di brevetto depositate dalle tre società leader a livello mondiale: Monsanto (USA), Dupont (USA) e Syngenta (Svizzera).
I cittadini, le organizzazioni e le istituzioni firmatari chiedono ai governi ed agli Uffici brevetto di fermare questo sviluppo preoccupante e di rivedere le attuali leggi brevettuali. Le leggi della UE, degli USA e di molti altri Paesi, così come gli Accordi Internazionali sulla Proprietà Intellettuale (TRIPS) del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio), necessitano di una urgente revisione per fermare la monopolizzazione ed il controllo delle risorse genetiche mondiali da parte delle imprese. Tale revisione deve condurre ad una regolamentazione che garantisca il diritto al cibo e un divieto dei brevetti su piante e animali.
Gli esempi che seguono mostrano alcune delle richieste di brevetto portate all’estremo. Molte delle rivendicazioni in esse contenute si possono descrivere come assurde e ridicole. Queste richieste dimostrano a quale eccesso si sia giunti con le attuali leggi brevettuali e quanto esse siano inadeguate. In soli quattro anni, tra il 2005 ed il 2009, la Monsanto ha presentato presso il WIPO circa 150 domande di brevetto sulla riproduzione delle piante. Tali richieste dimostrano una tendenza crescente a pretendere diritti esclusivi di proprietà su piante e animali non soltanto geneticamente modificati ma anche facenti parte della biodiversità esistente, nonché sui metodi di riproduzione convenzionali. Prima del 2005 sono state depositate solo alcune domande di questo tipo, mentre tra il 2005 ed il 2009 oltre il 30% delle domande di brevetto della Monsanto ha riguardato la riproduzione di piante convenzionali: una tendenza che si osserva anche con le altre grandi multinazionali sementiere. Nello stesso periodo Dupont ha depositato circa 170 domande di brevetto sulla riproduzione delle piante, il 25% delle quali riguardanti la riproduzione convenzionale; Syngenta ha depositato circa 60 domande, il 50% delle quali riguardanti la riproduzione tradizionale. Tra le grandi società sementiere, la Monsanto è l’unica che abbia depositato domande di brevetto anche sugli animali: dal 2005 l’azienda nordamericana ha depositato circa 20 brevetti sulla riproduzione di animali.
Esempi:
- Nella domanda di brevetto WO2008021413 (“monsantizzazione” del mais e della soia) la Monsanto vuole ottenere la proprietà esclusiva di metodi ampiamente utilizzati nell’ambito della riproduzione convenzionale. In oltre 1.000 pagine e 175 rivendicazioni, la Monsanto chiede l’utilizzo esclusivo di diverse sequenze e variazioni genetiche, in particolare del mais e della soia. La Monsanto giunge anche a rivendicare tutte le piante di mais e di soia che contengono tali elementi genetici. Nel brevetto, inoltre, vengono elencati tutti gli usi concernenti il cibo, l’alimentazione e le biomasse. Introducendo nelle richieste specifiche applicazioni regionali, la Monsanto mostra di voler utilizzare il brevetto in Europa, in Argentina e in Canada.
- Nella domanda di brevetto WO2009011847, (“monsantizzazione” della carne e del latte”) la Monsanto rivendica senza esitazioni metodi di riproduzione animale, gli stessi animali e finanche “il latte, il formaggio, il burro e la carne”.
- Altre società portano avanti una strategia parimenti aggressiva, depositando domande di brevetto sulle risorse genetiche necessarie alla produzione del cibo e dei mangimi. Un esempio è la domanda di brevetto WO2008087208, (“brevetto della Syngenta sul rendimento del mais”), riguardante le caratteristiche genetiche che determinano il rendimento del mais. Nella domanda la Syngenta rivendica le piante e finanche il raccolto!
- Diversi brevetti simili sono stati già concessi. Tra questi, il brevetto sulla riproduzione della soia WO98/45448 (“brevetto della Dupont sul tofu”), concesso in Europa, in Australia e negli Stati Uniti e riguardante il tofu, il latte di soia e gli alimenti per bambini derivati dalla soia. Questa domanda di brevetto, o altre della stessa tipologia, sono state depositate anche in Brasile, in Canada, in Cina, in Giappone, in Norvegia e in Nuova Zelanda. Brevetti di questo tipo rappresentano l’ossatura di una strategia volta ad ottenere il controllo globale di tutti i livelli della produzione alimentare. Essi non solo frenano la ricerca e l’innovazione, ma mirano anche a bloccare l’accesso alle risorse genetiche e alla tecnologia, creando nel contempo nuove dipendenze per i contadini, i selezionatori ed i produttori alimentari.
Tuttavia la resistenza a questo sopruso (chiamato “monsantizzazione” dell’alimentazione) si sta costituendo e sta crescendo: Nel 2007, associazioni di agricoltori e di ONG di tutto il mondo hanno creato la piattaforma mondiale “No Patents on Seeds”.
Nel 2008 l’Ufficio Europeo dei Brevetti (EPO) è stato sommerso da centinaia di lettere sul caso del brevetto sul broccolo, PE1069819, che viene scelto emblematicamente perché la sua approvazione, si ritiene crei un precedente. Nel 2009 migliaia di agricoltori e di cittadini, oltre che di ONG e delle stesse autorità governative, hanno presentato un ricorso contro il brevetto europeo PE 1651777 sulla riproduzione dei maiali, richiesto dalla Monsanto nel 2004. I cittadini, le organizzazioni e le istituzioni firmatari, esortano i politici e gli Uffici brevetto del mondo intero a vietare categoricamente brevetti come quelli summenzionati. È indispensabile un cambiamento radicale sia nella legislazione brevettuale sia nelle prassi degli Uffici brevetto per eliminare i brevetti su piante e animali. La legge non deve più permettere la continua appropriazione indebita e il monopolio delle sementi, delle piante e degli animali da parte delle imprese. In caso contrario, questi brevetti diventeranno un rischio estremo per la sicurezza alimentare globale e la sovranità alimentare regionale. PER FIRMARE: http://www.keinpatent.de/index.php?id=138&L=5
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IMPERATRICE NUDA Euro 10,50 |
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VIVISEZIONE O SCIENZA: una scelta Euro 10,50 |
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I FALSARI DELLA SCIENZA Euro 5,50 |
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GLI ANIMALI E LA RICERCA. Viaggio nel mondo della vivisezione Euro 10,50 |
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QUANDO L'UOMO SI CREDE DIO - gli animali e l'ingegneria genetica Euro 8,00 |
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LADRI DI GENI - dalle manipolazioni genetiche ai brevetti sul vivente Euro 8,00 |
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SPERIMENTAZIONE ANIMALE E PSICHE - un'analisi critica Euro 10,32 |
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OGM - Le verità sconosciute di una strategia di conquista In questo libro, che raccoglie gli interventi dei massimi esperti, sia tra scienziati che tra economisti, sul tema delle biotecnologie in agricoltura, troverete quello che non avreste dovuto sapere sugli Ogm, quello che si cela dietro alla menzogna abituale "gli Ogm potranno sconfiggere la fame nel mondo". Contributi di: Jean-Pierre Berlan, Vandana Shiva, Charles M. Benbrook, Miguel A. Altieri, Gianni Tamino. Introduzione: Fabrizia Pratesi. Postfazione: Grazia Francescato
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LA MEDICINA SMASCHERATA - L'antivivisezionismo come esperienza politica di Hans Ruesch Libro- intervista in cui Hans Ruesch racconta la sua trasformazione da romanziere di successo a critico della medicina, con episodi di ostruzionismo da parte dei media e persecuzioni giudiziarie subite da lui e da altri attivisti. Numerosi i personaggi famosi che Ruesch presenta in una luce inconsueta e rivelatrice (da Christiaan Bernard a Maurizio Costanzo, da Indro Montanelli a Peter Singer). A cura di Marco Mamone Capria Euro 12,50 |
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LA FIGLIA DELL'IMPERATRICE di Hans Ruesch Esce finalmente in Italia il seguito di "Imperatrice nuda" (1976). Continua la critica dell'autore ai metodi di ricerca e di cura delle malattie e soprattutto la denuncia su come le multinazionali del farmaco continuino a fare della malattia l'industria più grande e redditizia del mondo. A cura e con saggio di Marco Mamone Capria Euro 13,00 |
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CANCRO:UN MALE EVITABILE - Come combattere una strage inutile di Gianni Tamino Perchè, malgrado i soldi spesi e le tante ricerche in corso, non si è ancora riusciti a trovare una cura per il cancro? Gianni Tamino traccia la storia della lotta al "male del secolo" evidenziando come il ricorso alla sperimentazione animale abbia portato a conclusioni errate. Il cancro è, secondo l'autore, un male che si può curare e soprattutto si può prevenire accantonando i metodi di sperimentazione su animali e facendo della medicina una scienza di prevenzione e non solo di cura. Presentazione di Stefano Cagno Euro 10,50 |
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ATTI DEL CONVEGNO: "Vivisezione o scienza: una scelta da fare" Raccolta delle relazioni tenute a Roma l'8 novembre 1989, nell'Auletta dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, da medici e scienziati di diverse nazionalità, con testo introduttivo di G. Tamino e D. Teppati. Euro 8,00 |
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IL CRIMINE PIU' NERO Una raccolta di articoli contro la sperimentazione animale pubblicati su "Il Giornale d'Italia", nel corso di un decennio Euro 5,50 |
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Videocassetta o DVD "CRIMINI NASCOSTI" (40 minuti) Una spiegazione illustrata di quello che è oggi la sperimentazione animale. Euro 3,50
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FOOD_DRUG_PETITION
Petition to the Food and Drug Administration (FDA) for Mandatory Use of Non-Animal Methods
I. Purpose, Rationale and Scope
This petition seeks a change in US Food and Drug Administration (FDA) policy that would require, and not merely permit or recommend, that pharmaceutical companies, device manufacturers, and other entities regulated by the FDA submit data only from scientifically satisfactory non-animal alternatives, and in lieu of corresponding animal test methods, whenever such scientifically satisfactory alternatives are available.
Although there are sound scientific, economic and ethical reasons why the use of scientifically satisfactory non-animal methods should be mandatory, there is little effective incentive or support for researchers, businesses, regulatory agencies and educators to adopt them, or to develop new ones.
In contrast to the US, Europe has moved ahead in this area following European Union (EU) Directive 86/609 in 1986. In particular, Article 7.2 states, “An experiment shall not be performed (on an animal), if another scientifically satisfactory method of obtaining the result sought, not entailing the use of an animal, is reasonably and practically available.” This requirement is legally binding on all member states of the European Union. Adoption of a similar regulation in the US would go far towards harmonizing policy and practice on both sides of the Atlantic.
Absent similar legislation in the US, it is understood that the FDA currently takes the position that it does not have the authority to mandate the use of specific non-animal alternatives or to restrict the use of animal test methods. It is further understood that the FDA takes the position that it is required to review and incorporate all documentation submitted in applications, including animal test data even when such data are not required.
Nevertheless, there are effective steps the FDA can take toward this goal under its current authority, while additional efforts proceed to produce the requested mandate. These are reflected in the specific actions requested in Section VI of this Executive Summary. The purpose of this petition is to seek the mandate outlined in the first paragraph of this section, by whatever combination of regulatory, rule-making, and legislative measures may be required.
II. Current Practice – Advantages, Validation and Regulatory Approval of Alternative Methods
Non-animal methods spare significant numbers of animals from pain and distress, are often less costly and time-consuming, and may require lower investment in personnel and other resources. Most importantly, they have more predictive value and specificity to the human condition.
Examples of the superior predictive value of non-animal tests include the Multicenter Evaluation of In-Vitro Cytotoxicity (MEIC), Evaluation-guided Development of In-vitro Test batteries (EDIT) and ACuteTox projects in Sweden, in vitro tests for cancer causation and drug efficacy/toxicity at the US National Cancer Institute (NCI), and microdosing technologies. In fact, some 30 empirical studies have so far been published showing equal or greater efficacy for non-animal methods.
Animal tests, many of which have been in use for decades, have never been formally validated. Despite this, a bias persists towards them and, with no true gold standard available, they have typically been used as the default standard against which non-animal tests are judged. In vitro data therefore show only a 70 to 80% correlation with animal data due to the latter’s natural variance, and so may appear inferior to animal tests due to the biological variability in the animal paradigm.
Twenty alternatives have been successfully validated by the European Centre for the Validation of Alternative Methods (ECVAM), 10 of which have gained regulatory acceptance. In the US, the Interagency Coordinating Committee on the Validation of Alternative Methods (ICCVAM) has validated fewer methods (six, at the time of writing), clearly suggesting a need for greater harmonization. This need is further illustrated by the favorable impact harmonization has had on reducing animal use in drug development and safety testing worldwide, via the International Conference on Harmonization (ICH) and the Test Guidelines Program of the Organisation for Economic Cooperation and Development (OECD).
III. Costs and Problems Associated with Animal Use
Extrapolating across species is a tenuous enterprise. Animal test data are undermined by species differences in anatomy, organ structure and function, toxin metabolism, chemical absorption, and mechanisms of DNA repair, and compounded by additional variables introduced by demographics and husbandry.
These problems manifest repeatedly when attempting to apply animal data to human clinical conditions: examples include Hormone Replacement Therapy (HRT); development of HIV protease inhibitors; Vioxx and other COX-2 inhibitors; teratology studies; harmful effects of smoking; significant clinical problems with drugs including non-steroidal anti-inflammatories (NSAIDs), antibiotics, anti-virals, antidepressants, and cardiovascular medications among others. Many safe human drugs would not survive animal testing today because of severe or lethal toxicity in some species, such as penicillin, acetaminophen and aspirin. More than 80 AIDS vaccines have failed in human trials, and over 4,000 studies have been reported demonstrating the efficacy of more than 700 drugs in animal models of stroke – none of the approximately 150 of these tested in humans has shown human benefit.
Ninety-two percent of drugs that enter clinical trials following extensive animal testing fail to progress and gain approval for marketing. Of the 8% that do not fail, over half are recalled or relabeled post-marketing due to unforeseen, or worse than expected, adverse events. Levels of discordance between results from animals and humans run at between 67 and 96%.
Recent examinations of animal trials have shown they often run concurrently with human studies, and the results are often conflicting; that there is a poor correlation of cancer risk between assessments carried out by the US EPA and the International Agency for Cancer Research (IARC); and that transgenic animal models frequently fail to duplicate human symptoms characteristic of many conditions, let alone to enable scientists to elucidate the molecular processes underlying those diseases.
There are also economic advantages to replacement methods. For example, the DakDak test (used to measure the efficacy of sunscreens in preventing skin damage) can provide data for five or six products at less than half the cost of testing one product in animals. The current “gold standard” for testing a chemical to determine if it is carcinogenic is the rodent bioassay, which takes around five years from planning to evaluation and review, at a cost of up to $4 million or more per substance. In the EU the “REACH” (Registration, Evaluation and Authorization of CHemicals) program is projected to consume up to 13 million animals at a cost of $11 billion US dollars. In vitro screening allows companies to identify promising test materials in a cost- and time-efficient manner before progressing to expensive human trials. Additionally, non-animal methods save on various hidden costs associated with animal methods including animal procurement, maintenance and husbandry, and hazardous waste disposal. Finally, costly legal claims against companies that rely heavily on animal data may become more commonplace. For example, the pharmaceutical company Merck is currently facing litigation for improperly relying on animal tests to show that its painkiller Vioxx was safe for humans.
Other factors resulting in the inherent suffering of animals used in testing include the manner in which animals are housed, transported and supplied. Common laboratory routines have been shown to cause pronounced stress, and links between such stress and the development of behavioral stereotypies (which are believed to reflect animal suffering) are well established.
IV. The Law in the US and the EU
The potential for animals to suffer pain and distress in experiments was implicitly acknowledged with the passage of the Animal Welfare Act in 1966. Since that time, multiple amendments to the AWA, along with other policies and guidelines designed to improve the legal protection of animals in laboratories, have all sought to reduce animal suffering in research and testing, and have led to policies and guidelines that promote the development and use of animal replacement methods.
Of particular note is the 1993 NIH Revitalization Act, which mandates the need for eliminating and reducing the use of animals in research. The law calls for the National Institutes of Health to “conduct or support research into methods of biomedical research and experimentation that do not require the use of animals,” as well as for reducing the number of animals used in research.
Directive 86/609 by the Council of Europe is widely acknowledged as a primary factor responsible for Europe’s preeminence in the field of non-animal methods, asserting that it is scientifically and morally insupportable to harm animals when valid alternatives may be used instead. The EU Directive mandates the use of non-animal methods, places their development and utilization into the political agenda of all EU countries, and has helped to spawn further legislation. Today, the concept of non-animal methods is accepted as standard practice by EU-based researchers and industry. The US, however, has yet to embrace these methods on a comparable level.
V. Scientific and Public Support
It has been shown repeatedly that the American public is uncomfortable with animal testing, particularly when it involves animal pain and distress, and/or the testing of non-essential products. As a publicly funded organization, the FDA has a duty to use public monies in a cost-effective manner, and is obliged to address the concerns of the American population.
According to polls, 75% of Americans disapprove of all animal research and testing that causes severe pain and distress, and one-third object to all animal experimentation. Testing procedures account for the vast majority of animals reported in the highest categories of pain and distress, underscoring the importance of replacing animal use in regulatory toxicity testing. These prevailing sentiments suggest widespread public support for the aim of this petition: that replacement methods be required when they are available and proven effective.
Broad scientific support for non-animal methods is evident in the sort of language being drafted for relevant legislation, in their growth and diversification, and in the number of scientists and scientific organizations supporting them.
VI. Conclusion and Action Requested
The time is optimal for regulatory and legislative changes in the use of animals for preclinical drug and device testing. As long as US laws and FDA regulations do not provide a mandate to move forward in this area, there is little incentive for improvement from the current suboptimal preclinical testing methods. There are many sound humane, scientific and economic reasons for replacing animal methods with scientifically satisfactory alternatives, and there are legislative precedents for doing so in Europe and in the US at the state level. Requiring the use of such alternatives is vital if the US is to improve the accuracy of preclinical testing, minimize the approval and marketing of hazardous drugs and devices, and keep pace with Europe in advancing the goal of replacing animal test methods with more reliable and humane methods.
We request the FDA to promulgate a regulation to mandate that:
“An animal experiment should not be performed if another scientifically proven (by any reputable authority, such as ECVAM) method of obtaining the results, not involving the use of animals, exists. Exceptions to the use of scientifically satisfactory* methods instead of the animal tests they replace will require submission of adequate justification to the appropriate regulatory body in each ICH member constituency (the USA, the EU, and Japan). Exceptions should only be granted for reasons of extraordinary hardship regarding performance measures or economic impact, and should otherwise be denied.”
We specifically request that the FDA include in its reply to this petition any legal or regulatory reasons why this request cannot be achieved, and the appropriate steps necessary to provide any necessary authority to the FDA.
Pending resolution of any such legal or regulatory constraints, we request that the FDA promote the intent of the regulation proposed in this petition as permitted under its current authorizations, as follows:
A. The FDA should develop and implement standardized procedures requiring that its drug and device application reviewers accept as valid and sufficient any and all data submitted using scientifically validated alternatives to animal test methods. Individual reviewers must not require additional animal test data in such instances, or applicants will unnecessarily include such data in initial applications so as to avoid approval delays.
B. The FDA should use the strongest possible language in its industry guidelines regarding the acceptability and sufficiency of scientifically satisfactory non-animal alternatives, clearly indicating that the FDA requires only the non-animal data and does not require (and will not request) any corresponding animal test data. If the agency believes that the term required is proscribed under current authorizations, then terms such as strongly recommended or strongly preferred should be used rather than terms such as acceptable or permissible.
C. The FDA should institute a policy that designates as “scientifically satisfactory” any and all non-animal alternatives meeting the definition in this section, above.
D. The FDA should support and participate in efforts to obtain any additional legal or regulatory authorizations required to permit the FDA to mandate the specific use of scientifically satisfactory non-animal alternatives, and to exclude the submission of animal test data when such alternatives are available.
E. The FDA should support and participate in efforts to obtain adequate funding targeted specifically at the development and utilization of its extensive human drug database as a particularly effective method for improving preclinical and clinical drug testing and public safety, informing FDA decisions regarding content of new drug or device applications, and replacing animal test methods with scientifically satisfactory non-animal alternative methods.