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SPERIMENTAZIONE ANIMALE
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2006
Il traffico dei primati: inchiesta segreta della BUAV a Nafovanny, Vietnam
Fonte: BUAV (British Union for the Abolition of Vivisection)
Nel 1995 il governo britannico ha proibito l’uso a fini sperimentali dei primati catturati in natura, ammettendone l’utilizzo solo in presenza di ‘una giustificazione eccezionale e specifica’. Il provvedimento, che ha il pregio di riconoscere il carico di sofferenza cui è esposto un animale prelevato in natura, i rischi legati alla cattura e le ricadute negative sulla conservazione delle popolazioni selvatiche, si configura però solo come una misura di superficie. Non viene infatti posto alcun vincolo all’uso di primati nati in cattività da genitori liberi, né regolata in alcun modo la pratica di rifornire gli allevamenti mediante la cattura di animali liberi. Proprio i rischi legati all’esportazione dei primati hanno indotto Bangladesh, Malesia e Tailandia a proibirne definitivamente la pratica mentre Cina, Mauritius e Vietnam continuano nel lucrativo traffico.
E’ a questi paesi che si volge la Gran Bretagna per reperire primati da utilizzare nella sperimentazione e stare al passo con una domanda interna in costante crescita. Nel 2005, 3.115 scimmie sono state utilizzate in esperimenti (molte in più d’uno); di queste oltre il 70% proveniva da centri di riproduzione dislocati al di fuori dell’Unione Europea. Gli allevamenti esteri, però, non sono soggetti agli stessi standard che vigono in Gran Bretagna o nell’UE, né rispettano gli standard minimi contenuti nelle Linee guida internazionali per l’acquisizione, la cura e la riproduzione di primati non umani dell’IPS (International Primatological Society) sottoscritti dalle società di approvvigionamento al momento del rilascio dell’autorizzazione da parte del governo britannico. Il governo britannico, da parte sua, si dimostra non soltanto incapace di monitorare efficacemente la gestione di centri dislocati in aree remote, ma si rivela restio a intervenire se non apertamente complice. Né stupisce che sia così, se si pensa che al momento dell’inchiesta segreta condotta dalla BUAV presso Nafovanny, maggior centro di riproduzione di primati mondiale, tutti gli animali presenti nella struttura erano destinati al centro di ricerca inglese Huntingdon Life Sciences.
Già autrice di altre inchieste segrete, la BUAV ha realizzato quest’ultima impresa recandosi in incognito presso il centro Vietnamita di Nafovanny. Il centro occupa un’estensione complessiva di 90.000 m2, presenta una capacità di 30.000 unità ed effettua la propria attività di esportazione su regolare autorizzazione del ministero dell’Interno britannico. Contrariamente a quanto dichiarato dalla società nel proprio materiale promozionale, la gestione della struttura è improntata alle esigenze di un allevamento intensivo di tipo industriale che privilegia nettamente la quantità della produzione rispetto al benessere e alla sicurezza degli animali. La BUAV denuncia e documenta puntualmente con foto e filmati violazioni sistematiche degli standard minimi di alloggiamento e cura dei primati: gabbie anguste e prive di qualsiasi elemento di arricchimento, scarsa cura per l’igiene e la manutenzione, separazione innaturale della madre e dei piccoli in gabbie per la maternità, svezzamento prematuro e pericolosa prossimità tra primati maschi.
Emerge poi come particolare inquietante il collegamento, non ammesso da Nafovanny, tra i due allevamenti principali situati nei pressi di Ho Chi Minh City e gli allevamenti satellite situati al confine con la Cambogia. Qui, dopo essere stati illegalmente catturati in natura, i primati vengono alloggiati per poi essere progressivamente spostati nei due centri principali e quindi condotti in Europa dopo ore di viaggio. In questi allevamenti la BUAV ha registrato condizioni di vita ancora peggiori di quelle dei centri di Nafovanny.
L’inchiesta della BUAV si chiude con una serie di raccomandazioni rivolte al governo britannico. Quella che sottende a tutta l’attività d’indagine è l’invito a riconsiderare in modo complessivo l’approccio al problema dell’approvvigionamento degli animali da laboratorio. Nell’autorizzare un determinato esperimento sugli animali il ministero dell’Interno è tenuto a valutare il rapporto tra costi e benefici, cioè tra la sofferenza inferta all’animale e il presunto progresso scientifico che se ne ricava. Il ministero dichiara di prendere in considerazione non soltanto lo stress psico-fisico causato dall’esperimento ma anche quello legato alla cattura e al trasporto. L’esistenza e la febbrile attività di centri come Nafovanny provano tuttavia che questo non è valutato. Ne discende la necessità di sopprimere al più presto centri di tortura come quello visitato dalla BUAV ma ancor prima di proibire tutti gli esperimenti sui primati. L’esistenza di strutture non soltanto difficilmente monitorabili ma per loro stessa natura altamente lesive del benessere e dell’integrità degli animali si deve infatti alla pressante domanda dell’industria della vivisezione. La BUAV invita ad approfittare della revisione della Direttiva 86/609/CEE sulla sperimentazione animale attualmente in corso presso la Commissione europea per chiedere al commissario Stavros Dimas di impegnarsi per la messa al bando di tutti gli esperimenti sui primati.
I primati non umani sono protetti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali selvatiche minacciate di estinzione di cui Gran Bretagna e Italia sono firmatari.
Leggi e firma l’appello
http://www.eceae.org/saveprimates/it/flashindex.html
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