“Ci sono persone non disposte ad accettare lo ‘status quo’ che ci viene imposto da questa società.
Uno ‘status quo’ che ignobilmente propone la vivisezione spacciandola per utile e necessaria ai fini del benessere dell’umanità.
Oscuri personaggi in camice bianco insistono nell’imporci la loro falsa ‘ricetta’ etica,priva di valore a fronte di quanto accade
nei laboratori di ricerca e nelle stive degli aerei impegnati nella nuova oscura tratta degli schiavi.”

                                                        Un ragazzo del movimento ‘Fermare Green Hill’.

 

 LA FORZA DELLA DETERMINAZIONE

I grandi cambiamenti sociali si possono avverare solo quando all’esasperazione di un grande numero di cittadini si aggiunge la determinazione di una parte di essi ad ottenere il cambiamento auspicato.
Il dibattito sulla vivisezione ha raggiunto in Italia una parte molto ampia della popolazione, seguendo un percorso che merita di essere analizzato, nella speranza che “contagi” altri Stati della UE. I protagonisti di questo grande cambiamento nella comunicazione sono i giovani, i giovani che oggi non vogliono più “restare fuori dalla porta” ed esprimono un profondo distacco dalla politica e dai politici, tanto screditati. Lo spiega Michele Ainis su “L’Espresso” (14.6.12): “Nei prossimi anni il programma di governo lo scriveranno i cittadini su di un’agenda elettronica.[…] Vincerà la democrazia digitale, vincerà chi saprà utilizzare al meglio la potenza della rete”. Come ha fatto, spiega Ainis, il Movimento 5 stelle di Beppe Grillo, che tiene un link sempre aperto sulle istanze dei cittadini, e come negli ultimi tempi è avvenuto in tutto il mondo: la campagna elettorale di Obama, il movimento degli “Indignados”, quello di “Occupy Wall Street” sono solo alcuni dei tanti esempi.

Ma prima di arrivare alle città digitali, al voto elettronico e alle assemblee pubbliche (che oggi sono all’ordine del giorno in Svizzera) i giovani italiani hanno sentito un’urgenza prioritaria: quella di abolire ciò che per Gandhi era “il crimine più nero”: la vivisezione. Con una strategia ben studiata, si sono prefissi di mettere fine ad uno “status quo” che - ignobilmente - spaccia degli insensati test su animali quali utili e necessari per l’avanzamento della scienza, uno “status quo” che ci rende tutti conniventi con una prassi etica copiata al Terzo Reich.

I giovani del movimento che ha deciso di “fermare” Green Hill (allevamento di cani per la sperimentazione) hanno svelato ai cittadini la realtà di un business miliardario che senza alcun valido motivo colpisce animali da tutti amati (come i cani). Hanno preso spunto da una lunga campagna condotta a partire dal 2002 contro il Morini, allora maggiore centro di “produzione cavie”, che portò alla sua chiusura nel 2010.

Green Hill è oggi in Italia il solo allevamento di cani da laboratorio (come pure uno dei maggiori in Europa) ed esso ha scatenato l’azione di varii gruppi che recano il suo nome: “Fermare Green Hill”, “Montichiari contro Green Hill”, “Occupy Green Hill”, ecc. La guerra contro Green Hill è diventata la bandiera di un forte e determinato movimento antivivisezionista, che vuole mantenersi lontano dalla politica dei partiti.

Il movimento contro Green Hill è partito dalla denuncia di gravi inadempienze (2.500 cani in una struttura dove ne erano autorizzati solo 200, animali custoditi senza mai avere accesso alla luce del sole, un raddoppiamento a 5.000 cani in programma). Aiutato da Facebook e con la partecipazione profonda di tanti ragazzi (giovani, ma anche non giovani) ha portato a termine, a partire dall’inizio del 2010, un programma fittissimo di manifestazioni in varie parti e città d’Italia; non meno di una cinquantina fino ad oggi. Enorme il dispiego di fantasia per coinvolgere i mezzi di comunicazione e per colpire i target più svariati (tutti coloro che hanno connivenze con il potentissimo “sistema”: dai fornitori di materie prime, ai trasportatori di animali, alle linee aeree coinvolte nell’importazione di animali prelevati in natura, che spesso infrangono le leggi a tutela della fauna selvatica).

Per il 25 settembre del 2010 il movimento Fermare Green Hill aveva organizzato a Roma una marcia con comizio finale nella centrale e bellissima piazza del Popolo.
Avviene che, a sorpresa, circa due settimane prima, giunge la notizia dell’approvazione finale al Parlamento Europeo della tanto attesa nuova direttiva sulla sperimentazione animale, ironicamente chiamata “sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici”. Da molti anni in gestazione, doveva soppiantare la vecchia direttiva dell’86 (recepita dalla nostra legge 116/92).

Molte speranze erano state riposte in questa legge, molte promesse erano state fatte dai parlamentari alle associazioni da loro consultate per gli aggiornamenti. Si era puntato sull’articolo 13 del Trattato Ue, che ha introdotto un nuovo concetto di rispetto per gli animali, infine definiti quantomeno “esseri senzienti”. Si era puntato ancora più sul “cambiamento epocale” annunciato dal NRC, Consiglio Nazionale delle Ricerche degli USA, con il documento “Toxicity testing in the XXI Century, a vision and a strategy” del 2007 (già applicato negli USA con un programma quinquennale di tossicologia cellulare). Con la necessità e l’avvio di un “cambiamento epocale”, assimilato nel documento ai grandi cambiamenti che nella storia della scienza hanno determinato un nuovo corso ed un nuovo pensiero, il NRC indica infatti l’impellente necessità di superare i test su animali per ricorrere agli straordinari nuovi metodi scientifici oggi disponibili, in massima parte studi in vitro di cellule umane, e spiega quanto essi siano più affidabili, di gran lunga più esaurienti nelle risposte fornite, di gran lunga più rapidi e anche economici.

Niente di tutto ciò nella nuova direttiva, ma al contrario un “rilancio” della sperimentazione animale, con i precedenti limiti in molti casi perfino superati, e, cosa più grave, con un voluto silenzio sull’obbligo di usare i metodi sostitutivi, anche quelli (ben pochi) già approvati dalla Commissione.

Un generale sdegno dell’Italia intera fece giungere a Roma per la marcia del 25 settembre ben 15.000 persone e fece sì che “Fermiamo Green Hill”, (che aveva, come sempre, bandito gli striscioni con i nomi delle associazioni e ogni altra forma di “personalizzazione” della lotta) divenisse un movimento di carattere nazionale, senza “capi” e senza alleanze politiche, fortemente condiviso da tutti.

Al voto della direttiva ha fatto seguito il periodo, non ancora concluso, di vivace dibattito nel nostro Parlamento sul recepimento della stessa in Italia. Due principali schieramenti si sono creati  tra le associazioni, che si possono riassumere tra chi sostiene l’iter politico in corso (un recepimento che è riuscito ad introdurre migliorie davvero insignificanti sbandierato come migliorativo della legge) e chi invece si oppone alla direttiva ‘tout court’,  puntando sulla speranza che possa andare in porto una revisione. Nel primo schieramento molte grandi associazioni, nel secondo quelle contrarie alle 3R: tra queste ultime il Comitato Scientifico EQUIVITA e la LEAL, Lega antivivisezionista, che insieme ad ANTIDOTE- Europe hanno lanciato l’Iniziativa dei Cittadini europei “STOP VIVISECTION”.

In “STOP VIVISECTION” i promotori si servono del recentissimo “Diritto d’iniziativa dei cittadini europei (art, 11 del Trattato UE) per chiedere alla Commissione UE (che ha dato il suo consenso registrando l’iniziativa) “l’abrogazione della direttiva 2010/63 con la presentazione di una nuova proposta di direttiva che sia finalizzata al definitivo superamento della sperimentazione animale e che renda obbligatorio per la ricerca biomedica e tossicologica l’utilizzo di dati specifici per la specie umana in luogo dei dati ottenuti su animali”.

Il movimento Fermiamo Green Hill è solidale con questa nostra iniziativa. Esso infatti non ha mai fatto segreto di  considerare la chiusura di Green Hill un fine da raggiungere ma anche una bandiera simbolica nella sua lotta per l’abolizione della vivisezione. La chiusura ormai è imminente perché da qualche giorno l’allevamento è stato messo sotto sequestro, con tutti i 2.500 cani che comprende, in seguito al riscontro di numerose illegalità al suo interno, quali centinaia di cadaveri di cani nascosti e non documentati e altri orrori similari.

Vogliamo chiudere ricordando l’ultima manifestazione, organizzata da Occupy Green Hill e dal Coordinamento antispecista Lazio, che si è svolta a Roma il 16 giugno scorso: un’altra affollatissima, pacifica ma determinata sfilata di 10.000 persone da P. della Repubblica fino al comizio in P. San Giovanni. Malgrado il caldo, le crisi economiche, i problemi infiniti che l’Italia sta attraversando e che attanagliano la vita quotidiana di tutti noi, il popolo italiano ha di nuovo preteso il rispetto del suo insopprimibile diritto alla fine della sperimentazione animale.

Fabrizia Pratesi de Ferrariis
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