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Newsletter EQUIVITA
"Biotecnologie e loro diffusione del mondo"
Dicembre 2011

22/12/11
Unione europea: Commissione autorizza in corner 4 nuove piante gm
Fonte: InfOGM (
http://www.infogm.org/)
Con un colpo a sorpresa la Commissione europea ha autorizzato lo scorso 22 dicembre 4 nuove piante gm: 3 varietà di mais della Syngenta e una varietà di cotone della  Dow AgroSciences. Tutte e 4 le varietà producono pesticidi e sono tolleranti a erbicidi e potranno essere utilizzate per l'alimentazione umana e animale e, nel caso dei tre mais, per la trasformazione industriale. La Commissione è scesa in campo dopo che, nell'ultima riunione del Consiglio UE dell'Agricoltura (15/12/11), i ministri non sono riusciti a  raggiungere una maggioranza qualificata favorevole o contraria all'autorizzazione dei 4 prodotti. E' stato, tuttavia, il clima di incertezza creato dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea sul miele contaminato da Ogm, e la possibilità che i dossier sulle colture gm siano rimessi alla decisione dei governi nazionali secondo criteri di valutazione più solidi di quelli prospettati inizialmente dalla stessa Commissione, a spingere l'esecutivo ad assicurarsi, quasi allo scadere dell'anno, le 4 autorizzazioni. Ciò nonostante diversi elementi avrebbero dovuto indurre l'organo, e quanti prima di questo si sono pronunciati (in primo luogo l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare - EFSA), alla cautela. Pur essendo un cocktail di sostanze tossiche, infatti, i 4 prodotti sono stati oggetto di una valutazione particolarmente lacunosa e superficiale. Basti pensare, ad esempio, che sono stati presi per buoni studi fatti in precedenza sulle singole componenti Ogm, ma non sono stati indagati gli effetti derivanti dalla loro interazione.

Osservazione del Comitato Scientifico EQUIVITA:

la difficoltà di avere dati sugli effetti dell’interazione di diverse sostanze tossiche, e in particolare di averli in tempi brevi, possono essere superate soltanto con i metodi della moderna tossicologia cellulare  o tossicologia in vitro.
Ad esempio, l’attrezzatura robotica ad altissima velocità descritta su “Scientific American”(13.10.11), consente di portare avanti, in poche ore, contemporaneamente 150.000 sperimentazioni in uno stesso laboratorio, fornendo quella che il direttore dell’EPA (Agenzia governativa statunitense per la Protezione dell’Ambiente) ha definito “una  quantità di dati fino ad oggi inimmaginabile”.
Mentre questo “cambiamento epocale” proposto nel 2007  dal documento “Tossicologia per il XXI secolo” dal NRC, Consiglio Nazionale delle Ricerche americano, viene oltreoceano applicato dalle strutture pubbliche, in Europa viene votata dal Parlamento la direttiva 2010/63 che, al contrario, chiude ad una qualsiasi innovazione nel campo della tossicologia e rilancia la sperimentazione animale come principale metodo di ricerca.
Il Comitato Scientifico EQUIVITA si oppone a questa visione oscurantista, a questa marcia indietro della ricerca  scientifica che, con una strategia di poca trasparenza dei risultati, favorisce gli interessi delle lobby chimiche farmaceutiche e compromette, per generazioni, la salute umana.

 

16/12/11
Brasile: al via l'esame dell'azione collettiva lanciata dai sindacati contro la Monsanto
Fonte: AS-PTA (
http://aspta.org.br/)
Il Tribunale Superiore di Giustizia ha iniziato a esaminare un'azione collettiva intentata da 354 sindacati di produttori e lavoratori rurali contro la Monsanto. Gli agricoltori contestano l'imposizione di una royalty del 2% sulla commercializzazione delle granaglie ricavate da sementi proprie, ottenute nel tempo a partire da sementi di soia Roundup Ready (RR) della Monsanto. Secondo i ricorrenti, i diritti di proprietà intellettuale detenuti dalla multinazionale sulla soia gm possono essere fatti valere al momento dell'acquisto delle sementi, non sui raccolti successivi. La contaminazione delle varietà tradizionali, inoltre, rende tutti i prodotti positivi ai controlli effettuati dalla Monsanto al momento della commercializzazione, costringendo anche chi coltiva varietà tradizionali a versare il balzello. I sindacati intendono sottrarsi all'obbligo di pagare le royalty e contemporaneamente riavere indietro quanto versato finora: 15 miliardi di real.
L'azione collettiva è stata lanciata inizialmente nello stato del Rio Grande del Sud (terzo maggior produttore di soia del paese) ad opera di tre sindacati locali. Altri 351 si sono aggiunti successivamente. La Monsanto ha risposto contestando la legittimità dei sindacati a intentare l'azione legale e l'opportunità di affrontare il caso mediante un'azione collettiva. Il Tribunale Superiore di Giustizia è stato quindi chiamato ad esaminare le due questioni preliminari; al suo verdetto è subordinato il proseguimento dell'azione. Per il momento, tuttavia, i ricorrenti hanno incassato due voti favorevoli. La relatrice del caso,  Nancy Andrighi, ha giudicato che questi fossero abilitati a intentare l'azione collettiva aggiungendo che la sentenza del tribunale del Rio Grande del Sud avrà effetto in tutto il paese. Secondo l'avvocato degli agricoltori il caso interesserà quattro milioni di coltivatori di soia.

 

15/12/11
Unione europea: online un database indipendente sui rischi delle piante gm autorizzate entro il blocco
Fonte: TestBiotech (
http://www.testbiotech.de/en/database)
La Ong tedesca TestBiotech ha pubblicato in rete un database che documenta i rischi associati alle piante gm autorizzate o in corso di autorizzazione all'interno dell'Unione europea. Attualmente, il database “PlantGeneRisk”contiene informazioni su 13 piante gm (4 varietà di soia e 9 di mais), 10 delle quali autorizzate in UE per l'alimentazione umana e animale, una anche per la coltivazione. Le piante producono insetticidi o sono tolleranti a erbicidi e molte presentano entrambe le caratteristiche. L'iniziativa della Ong colma un grave vuoto di informazione. Fino ad oggi, infatti, pur avendo l'UE  autorizzato l'importazione di 38 piante geneticamente modificate destinate all'alimentazione umana e animale, non esistevano database indipendenti e di pubblico accesso sui loro rischi. Quelli disponibili, gestiti da autorità dello stato o da istituzioni legate all'industria, non offrono un quadro reale dei rischi causati dagli Ogm. 

13/12/11
Messico: consegueze ambientali e sociali della contaminazione del mais nativo
Fonte: GenØk - Centre for Biosafety (
http://www.genok.com/)
I ricercatori hanno denunciato sin dal 2000 la contaminazione delle varietà tradizionali di mais messicano, talvolta pagando un prezzo salato per le proprie rivelazioni (es. Ignacio Chapela, Università di Berkeley). Denunce documentate sono giunte nel 2001, 2002, 2003 e 2004, quando, cioè, nel paese era ancora in vigore la moratoria sulla coltivazione del mais gm. L'emanazione della “Legge sulla Biosicurezza degli Ogm” nel 2005, tuttavia, ha posto le premesse per la revoca della moratoria. Da allora, il governo ha rilasciato 118 autorizzazioni per la coltivazione del vegetale transgenico. Non è più tempo, quindi, di chiedersi se il mais gm contaminerà quello tradizionale, ma cosa si rischia di perdere se la contaminazione non sarà fermata. Partendo dal presupposto che il Messico è il centro di origine e diversificazione del mais, e costituisce quindi una risorsa insostituibile per il miglioramento genetico della coltura a livello mondiale, il briefing pubblicato dalla fondazione norvegese “GenØk” evidenzia i seguenti possibili rischi: perdita di biodiversità, “transgenizzazione” delle varietà native (ovvero acquisizione di caratteristiche degli Ogm, ad esempio l'espressione di tossine pesticide nella pianta, che producono effetti avversi sulla salute e sull'ambiente) e perdita dei saperi legati alla coltivazione delle varietà tradizionali. Il documento evidenzia, inoltre, che la determinazione del centro di origine avrà un peso non secondario sulle sorti del mais nativo. Poiché, infatti, le varietà tradizionali sono presenti in tutte le ragioni del paese, c'è chi argomenta che l'intero territorio nazionale debba essere decretato centro di origine e messo al riparo dalla contaminazione genetica. Il briefing fa notare, inoltre, che non è possibile limitare la valutazione dell'impatto dei transgenici a considerazioni esclusivamente tecniche o scientifiche riguardanti gli effetti ambientali o sanitari, ma occorre anche tenere conto delle implicazioni sociali ed economiche.

13/12/11
Via Campesina Europa: risarcimento e giustizia per gli apicoltori contaminati dal mais MON810 della Monsanto
Fonte: Coordinamento Europeo Via Campesina (
http://www.eurovia.org/)
Il Coordinamento Europeo de La Via Campesina ha preso pubblicamente posizione a favore degli apicoltori colpiti dai danni della contaminazione genetica provocata dal mais MON810 della Monsanto. Secondo la recente sentenza della Corte di Giustizia Europea, miele e polline contaminati da Ogm non possono essere commercializzati e devono essere autorizzati alla stregua di veri e propri prodotti gm. Nell'impossibilità di vendere i propri prodotti contaminati, gli apicoltori, già messi a dura prova dal fenomeno della moria delle api (in gran parte attribuibile ai pesticidi usati in agricoltura), hanno subito ingenti perdite economiche. In una dichiarazione diramata in questi giorni, Via Campesina ha esortato, quindi, la Monsanto a risarcire gli apicoltori dei danni subiti, chiedendo, inoltre, l'immediata sospensione dell'autorizzazione del mais MON810, concessa senza una seria valutazione dei rischi ambientali e in particolare dell'impatto sul settore apiario, e la messa al bando di qualsiasi coltura  gm produca nettare o polline. Secondo Via Campesina, il miele e il polline sono e devono restare prodotti completamente naturali. Gli apicoltori, inoltre, non possono affrontare i costi degli accertamenti necessari a dimostrare che il loro prodotto è esente da Ogm, né quelli legati all'etichettatura.

08/12/11
Stati Uniti: EPA conferma il fallimento del mais Bt della Monsanto
Fonte: Mother Jones (
http://motherjones.com), Beyond Pesticides
L'Agenzia per la Protezione dell'Ambiente (EPA) ha confermato che il mais Bt della Monsanto non è più in grado di controllare il suo insetto bersaglio (diabrotica del mais). In un rapporto emesso il 22 novembre, l'agenzia ha dichiarato che la resistenza alla tossina Bt contenuta nel mais gm è stata accertata in 4 stati del paese (Iowa, Minnesota, Illinois e Nebraska) e potrebbe riguardare altri 3 (Colorado, South Dakota e Wisconsis).
Secondo uno studio dell'agronomo Michael Gray (Università dell'Illinois), in alcune contee dello stato dell'Illinois il 40% degli agricoltori non ha accesso a sementi non gm di buona qualità. Poiché, probabilmente, anche altri stati della "cintura del mais" versano nelle stesse condizioni, è possibile che, come già nel caso delle infestanti resistenti all'erbicida Roundup, i coltivatori rispondano agli insetti resistenti semplicemente aumentato le dosi di pesticidi tossici. Un terzo di tutto il mais coltivato nel paese, inoltre, contiene il gene Cry3bb1 della Monsanto, qualora la resistenza dovesse propagarsi in altri stati il settore ne  risulterebbe gravemente danneggiato.
Dal rapporto dell'EPA si ricavano alcune interessanti informazioni: 1-) come già nel caso delle “super infestanti”, gli insetti hanno sviluppato capacità di resistenza al mais Bt perché la coltura gm è stata coltivata sugli stessi terreni per periodi troppo protratti di tempo e senza il necessario avvicendamento con altre colture. Più specificamente, contrariamente a quanto raccomandato da un comitato di esperti  convocato dall'EPA nel 2003 e poi messo da parte su pressione della Monsanto, sono state create zone rifugio (aree non coltivate con mais gm) di dimensioni troppo ridotte (pari al 20% della terra coltivata con mais Bt, invece che al 50% come raccomandato dagli esperti); 2-) il compito di monitorare il possibile insorgere della resistenza è stato affidato alla stessa Monsanto che, neanche a dirlo, si è ben guardata dall'adottare protocolli di verifica stringenti e ha deliberatamente ignorato le molte segnalazioni ricevute a partire già dal 2004 (anno successivo all'immissione in commercio del prodotto); 3-) la Monsanto ha negato e nega tuttora l'evidenza del fenomeno, ma consiglia di alternare il mais Bt con un altro mais di sua produzione, lo Smarstax, varietà contenente oltre all'ormai inefficace tossina Bt una seconda tossina sviluppata dalla rivale Dow. Per quest'ultimo, tuttavia, la società ha estorto all'EPA l'obbligo di zone rifugio di dimensioni ancora inferiori a quelle del mais Bt (5%). Il rapporto critica ora tale risoluzione e fa notare che nelle condizioni attuali l'azione insetticida del mais Smarstax della Monsanto sarà ancora meno durevole di quella del mais Bt e potrebbe compromettere l'efficacia della seconda tossina.

06/12/11
India: le "Big 6" riconosciute responsabili di violazioni dei diritti umani
Fonte:
www.agricorporateaccountability.net/, Beyond Pesticides, Fondazione Lelio Basso
Il Tribunale Permanente dei Popoli, riunito a Bangalore dal 3 al 6 dicembre 2011, ha giudicato responsabili di "gravi, diffuse e sistematiche" violazione dei diritti umani fondamentali le 6 maggiori multinazionali agro-chimiche mondiali (Basf, Bayer, Dow Chemical, Dupont, Monsanto e Syngenta). Le "Big 6" sono state giudicate, innanzitutto, per aver prodotto e commercializzato, spesso sotto mentite spoglie, pesticidi altamente tossici come il paraquat (ancora in uso), l'endosulfan (messo fuori legge dalla Convenzione di Stoccolma sugli Inquinanti Organici Persistenti solo lo scorso aprile) e altri, e, in secondo luogo, per aver attentato al cuore della sicurezza e della sovranità alimentare dei popoli producendo e commercializzando colture gm insalubri, inquinanti, protette da brevetto e geneticamente uniformi.
Il tribunale ha giudicato, inoltre, corresponsabili i governi dei tre stati nazionali, Svizzera, Germania e Stati Uniti, in cui le società sono registrate e hanno sede legale, per non aver adeguatamente disciplinato e monitorato le attività delle corporazioni e per aver lasciato che commercializzassero all'estero prodotti messi al bando entro i confini nazionali (caso della Svizzera con il paraquat); i governi dei paesi importatori di tecnologie per "l'accoglienza da tappeto rosso accordata alle multinazionali"; le agenzie specializzate delle Nazioni Unite per la scarsa incisività d'azione; il WTO, per le politiche sui diritti di proprità intelletuale.
Tra le raccomandazioni formulate dal Tribunale vi sono, rivolte ai governi nazionali, quelle di perseguire penalmente (piuttosto che civilmente) le multinazionali, richiedere un onere della prova meno gravoso alle vittime e tutelare scienziati, attivisti e ambientalisti che si battono per i loro diritti.
Il Tribunale Permanente dei Popoli è stato istitutito nel 1979 con l'obiettivo di portare a conoscenza del pubblico le violazioni dei diritti umani che non hanno ricevuto riconoscimento o risposta a livello istituzionale. L'istanza si è occupata più volte dei danni portati all'uomo e all'ambiente dai pesticidi (ad es. della tragedia di Bophal, di cui ricorre l'anniversario in questi giorni) ed è tornata a pronunciarsi sul tema su richiesta della "Rete internazionale contro i pesticidi" (PAN International). I giudizi della corte non sono vincolanti, ma possono fungere da precedenti per successive azioni legali e servono a fare pressione su governi e istituzioni.

 



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