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Comunicato 09/11/10

Vivisezione e scienza: due percorsi divergenti

L’entrata in vigore della nuova direttiva 2010/63 sulla sperimentazione animale, (due anni di tempo per il recepimento) dà conferma ufficiale della rinuncia dell’UE ad un aggiornamento scientifico non solo dovuto, ma indispensabile per la tutela della salute umana e dell’ambiente, e della sua volontà di rilanciare un metodo di ricerca erroneo e fuorviante.

La sperimentazione su “modello animale” ha dimostrato - da sempre - la sua inaffidabilità e fallacia ai fini della ricerca biomedica. Tale evidenza è stata resa ufficiale su organi scientifici della massima importanza e credibilità negli ultimi anni.
Un “cambiamento epocale” nella ricerca tossicologica è stato annunciato, ad esempio, dal Consiglio Nazionale delle Ricerche statunitense, che, paragonandolo a momenti storici quali “la scoperta del DNA, la nascita del primo computer” lo ha descritto quale “passaggio da un sistema basato sullo studio dell’animale ad un sistema basato sui metodi in vitro, oggi in grado di valutare il modo in cui una sostanza altera la funzione dei geni nella cellula umana”.

E’ ormai ben noto a tutti (meno che, sembrerebbe, alla maggioranza dei legislatori europei) quanto segue:
Ogni specie vivente può essere modello soltanto di se stessa. Lo dimostrano i veleni che, come la stricnina e la cicuta, per dirne due su mille, sono ottimo cibo per varii animali da esperimento; lo dimostra il fatto che su 100 sostanze che hanno superato i test su animali, 92 falliscono nelle prove cliniche sull’uomo.
La sperimentazione animale viene rilanciata ancora oggi, nel 2010, perché l’Europa soggiace alle lobbies dei produttori di sostanze chimiche e vuole consentire ad essi, con la scelta della specie animale adatta, di raggiungere i migliori risultati commerciali, oltre che di aggirare la responsabilità civile in caso di disastro ambientale o farmacologico (per poter dire, a posteriori, “si sa, la prova su animali non è prova certa …”).

Le straordinarie recenti tecnologie (dovute alle nuove conquiste della scienza, nella genetica, biologia, chimica, informatica, ecc) che usano tempi 10.000 volte più veloci e costi mille volte inferiori, e che, come recita il comunicato finale del “VII Congresso Mondiale sui metodi alternativi e la sperimentazione animale” (Roma,2009) “generano una quantità di conoscenza mai raggiunta né mai individuata fino ad oggi”, consentono una tutela immediata per la nostra salute e per l’ambiente; ma questi valori primari sono purtroppo messi da parte nell’ottica oggi vigente del profitto.

Le nuove tecnologie rispettano inoltre (e tale considerazione si affianca a quella precedente, l’aspetto etico non essendo secondario a quello scientifico) il comune sentire dei cittadini europei che non tollerano più l’atroce sofferenza di decine e centinaia di milioni di animali, immolati sull’altare di una falsa scienza.

Il Comitato Scientifico EQUIVITA e la grande maggioranza dei cittadini europei, che si sono già espressi in tutte le possibili occasioni (vedi manifestazioni del 25 settembre a Roma e del 6 novembre vicino Brescia), sotto il coordinamento di alcuni (pochi e dunque ancor più meritevoli) parlamentari europei non rinunceranno a lottare contro la vivisezione e metteranno in atto, appena pronto il nuovo regolamento per l’applicazione dell’art. 11 del Trattato UE, una raccolta di firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare che riesca a far recuperare all’Unione Europea un minimo di dignità e di consensi.

 

Comitato Scientifico EQUIVITA
Tel. + 39. 06.3220720, + 39. 335.8444949
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.equivita.org <http://www.equivita.org



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